Sulle rovine di New York

Studiando l’Apocalisse mi sono imbattuto nel bellissimo poema “Figures for an apocalypse” scritto da Thomas Merton nel 1947 e mai tradotto in italiano, credo. Ve ne offro un’estratto, per quanto ne sono capace:

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(…)

La luna è più pallida di un’attrice, e ti piange, New York;

cercando di vederti attraverso i ponti a brandelli,

e si china per udire il timbro falso

della tua voce troppo raffinata

i cui canti non s’odono più!

(…)

Come sono state distrutte, come sono crollate,

quelle grandi e possenti torri di ghiaccio e d’acciaio,

fuse da quale terrore e da quale miracolo?

Quali fuochi, quali luci hanno smembrato,

nella collera bianca della loro accusa,

quelle torri d’argento e d’acciaio?

(…)

Cosa è accaduto alle tue bugie e alla tua carne morta

Dov’è lo splendore dei tuoi fogli osceni?

Oh, là dove i tuoi figli, la sera dell’ultima tua domenica,

si cercavano per spararsi all’ombra del Paramount,

le ceneri delle torri abbattute si mescolano ancora alle volute del fumo,

velando le tue esequie nella loro bruma;

e scrivono il tuo epitaffio di braci:

“Questa fu una città

che si vestiva di biglietti di banca

ha vissuto quattrocento anni

e il nickel le correva nelle vene (…)

Fu senza cuore, come un taxi;

i suoi occhi su tacchi a spillo erano talvolta blu, come il gin,

e li inchiodava, tutti i giorni della sua vita,

nel cuore dei suoi sei milioni di poveri.

Ora è morta nel terrore d’una improvvisa contemplazione,

annegata nelle sue stesse acque, nel proprio pozzo avvelenato”

Potremo mai consolarvi o stelle

per il lungo perdurare di tanta cattiveria?

Domani e posdomani

erbe e fiori cresceranno

in grembo a Manhattan

e presto i virgulti del noce e del sicomoro

ondeggeranno dove erano quelle sudicie finestre

(…)

Ci saranno nidi di colombe e favi di api

sulle scogliere degli antichi palazzi

e gli uccelli canteranno tra il biancospino assolato

dove una volta era Park Avenue

(…)

Ma ora la luna è più pallida di una statua

Esce stendendosi fino ad appendere la sua luce

agli alberi di ferro di queste Esperidi distrutte.

E alla sua luce, nelle grotte che furono banche e teatri (…)

siamo pieni di paura, e più muti degli astri riversi

che vanno zoppiconi nelle acque fangose,

più muti della madre luna che, bianca come morte,

vola e fugge per i deserti del Jersey.

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Chi dubita del mio inglese (e con ragione) troverà qui la versione originale

19 commenti

Archiviato in Letture, Poesia

19 risposte a “Sulle rovine di New York

  1. 61Angeloextralarge

    Sodoma e Gomorra? Un po’ profetica riguardo le torri gemelle?

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  2. Vero che viene in mente l’11 settembre? Pensare che è stata scritta 60 anni prima dà i brividi.
    Comunque l’antecedente è proprio l’Apocalisse, “sulle ceneri di New York” è parte di un poema più ampio che si intitola appunto “immagini per l’Apocalisse” in cui lui cerca di immaginarsi l’Apocalisse ai giorni nostri

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  3. Grazie! [I just bought: ‘Figures for an Apocalypse’ by Thomas Merton
    (www.amazon.com)]

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  4. Can we console you, stars,
    For the so long survival of such wickedness?
    Questo, per me, il verso più bello

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  5. La traduzione è molto bella; qualche pelo nell’uovo concentrato nei versi seguenti:
    «Cosa è accaduto alle tue bugie e alla tua carne morta
    Dov’è lo splendore (*) dei tuoi fogli (**) osceni?
    Oh, là dove i tuoi figli, la sera dell’ultima tua domenica,
    sparavano gli uni gli altri (***) all’ombra del Paramount,
    le ceneri delle torri distrutte (****) si mescolano ancora alle volute del fumo,»

    (*) “shimmer” sarebbe un luccichio più debole dello splendore (come di lustrini o lamé); non mi viene in mente un’alternativa, “lo scintillio” sarebbe troppo lungo, “il luccichio” o “il lucore” sarebbero cacofonici;
    (**) “fogli osceni” è perfetto, ci sta; peccato solo che sia intraducibile l’ambiguità originale tra fogli e foglie ma non si può mica far tutto 🙂
    (***) mi chiedo se “gunned after one another” non si possa tradurre qualcosa come “s’inseguivano a revolverate” (“gunning for” qualcuno vuol dire cercarlo per sparargli, non so se si applichi anche a “gunning after”)
    (****) “leveled”, magari “atterrate” (più preciso di “distrutte”)?

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  6. uhm, per quanto riguarda “shimmer” in questo caso io terrei comunque “splendore”, perché è la parola che normalmente si usa in italiano per indicare il concetto morale. Altrimenti si dovrebbe usare “lustro”, che però è così desueta…
    “leveled”: abbattute?

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  7. Comunque è una poesia da brividi. Sarebbe piaciuta molto a mio padre.

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  8. Pingback: Rivendell | La fontana del villaggio

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