…I giorni in cui capisco Erode (ovvero gli esami di catechismo)

Scena: verifica finale dell’anno catechistico (sì lo so, inzia presto, ma da queste parti l’estate arriva in un lampo). Il parroco (magnificamente interpretato da Fabio Bartoli, cioè il sottoscritto) accoglie bonario e sorridente i bambini nel suo studio, uno ad uno, e loro compiti e timorosi prendono posto sull’apposito divanetto per quella ventina di minuti di chiacchierata che servono soprattutto a confermare la verità del detto biblico: “Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo affrontato per realizzarle. Ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento.” (Qo. 2,11)

Interno giorno, la bimba non sembra del tutto a fuoco, come quando si accende un vecchio televisore e ci vuole un istante prima che le immagini prendano consistenza. Tra il parroco e la bambina inizia il seguente dialogo:

Parroco: Allora Luna (per tutelare la sua privacy la immaginiamo con le fattezze di Luna Lovegood, la svampita di Harry Potter), cosa hai imparato quest’anno a catechismo?

Luna: oh tante cose, mi sono divertita un sacco (sono sempre stato un fan del metodo scoutistico, dell’imparare giocando, ma quando l’imparare viene scambiato con il divertirsi mi sorge qualche dubbio)… abbiamo imparato l’inno del catechismo (“Camminerò”, una vecchia canzone di quando facevo catechismo io)

Parroco: ho capito, senti Luna abbiamo appena fatto una grande festa qui in Parrocchia, ti ricordi quale?

Luna: non so, il compleanno delle gemelline?

Parroco: no, mi riferivo alla festa che abbiamo fatto in Chiesa

Luna: ah sì, la Pasqua!

Parroco: ecco brava, la Pasqua. Ti ricordi cosa si festeggia a Pasqua?

Luna: che è morto Gesù. Ma perché, don Fabio, festeggiamo la morte di Gesù? era così cattivo?

Parroco: no, non era cattivo, anzi è morto per salvarci tutti, ma ti ricordi come è morto?

Luna: Bhe innanzitutto ha fatto liberare Buddha

Parroco: Buddha?

Luna: sì, quando il papa ha chiesto alla gente se volevano libero Gesù oppure Buddha e la gente ha preferito Buddha

Parroco: ho capito, e poi cosa è successo?

Luna: bhe poi lo hanno frustato e dopo Gesù si è lavato le mani

Parroco: Gesù si è lavato le mani? E perché?

Luna: bho, si vede che quando lo hanno frustato si era sporcato. Poi lo hanno inchiodato alla croce ed è venuta la sua mamma a vederlo. Il papà invece no. Ma perché non c’era il suo papà don Fabio? Erano divorziati?

Parroco: no, probabilmente era morto prima

Luna: ah poveretto, mi dispiace

Parroco: e poi cosa è successo?

Luna: bhe poi, naturalmente è morto

Parroco: E poi?

Luna: E poi lo hanno messo sottoterra

Parroco: si ho capito, ma la storia finisce qui? Cosa è successo dopo?

Luna: Bho, non lo so, gli hanno portato dei fiori? No dai, davvero don Fabio cosa è successo? Scusa ma mia mamma non mi lascia mai andare al cimitero a vedere mia nonna e io non lo so cosa succede nei cimiteri…

Leggera come una nuvola Luna Lovegood esce dallo studio lasciando il parroco incerto se colpire ripetutamente il muro di testa o impiccarsi all’inginocchiatoio

Giuro solennemente che al di là di un pizzico di colore narrativo il presente dialogo si è svolto esattamente nei termini raccontati. A onore dei miei catechisti devo dire peraltro che la media di quella classe è decisamente superiore…

23 commenti

Archiviato in Umorismo, Vita da prete

23 risposte a “…I giorni in cui capisco Erode (ovvero gli esami di catechismo)

  1. Roberto P

    Il maestro Marcello D’Orta si è fatto una pensione integrativa raccogliendo aneddoti come questo e pubblicandoli nel libro “Io spesiamo che me la cavo”… ci hai pensato don Fabio? ;-))

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  2. paola

    Troppo simpatico! L’ho già girato al mio viceparroco….
    E ricordiamoci che chi semina non sempre raccoglie, qualcun altro vedrà i frutti

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  3. perfectioconversationis

    A giorni mio figlio ha lo stesso “esamino” come fase conclusiva per la preparazione alla Prima Comunione. Se facesse una performance simile, francamente penserei seriamente al suicidio… 🙂
    Ma in questi casi che si fa? Un campo di rieducazione, un esorcismo, si parte per un paese di missione di cui non si conosca la lingua?

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  4. 61Angeloextralarge

    Mmmmappate che risate m’hai fatto fare! Istintive! Poi, sono tornata con i piedi per terra e ho ripensato a quando m’è caduta sulle spalle la responsabilità dell’oratorio estivo e mi sono detta: “Ma se don …. avesse fatto l’esame finale ad uno delle mie 60 pesti, che avrebbero risposto? Br…. Non oso pensarci!
    Certo che è dura stare con i ragazzini, soprattutto con alcune fasce d’età e soprattutto quando capita che i ragazzini tornano il giorno successivo e ti dicono:
    “Lo sai che il mio babbo ha detto che quello che tu ci insegni sono tutte balle?”. 😦
    “La mia mamma vuole che facciamo solo i canti dello Zecchino d’oro e quelli di Canale 5” 😦
    “Non è vero che Gesù esiste: me l’ha detto anche il nonno!” 😦

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  5. francesca

    Ah ah, divertentissima ma anche bella sai? Mi fa rendere conto della distanza enorme che c’è tra il nostro mondo adulto e quello dei bambini. Mi fa pensare che se vogliamo passar loro qualcosa, dobbiamo assolutamente reimparare il loro linguaggio, non solo a livello di intelletto, ma anche e soprattutto al livello emotivo. A volte, anche quando danno risposte ‘giuste’ le recitano come poesie’ non capendo né sentendo veramente quello che dicono. Io sono straconvinta che loro hanno tanto da insegnarci, o reinsegnarci, tanto quanto noi possiamo guidarli

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  6. Non c’è dubbio che i bambini abbiano tantissimo da insegnarci a livello di emozioni e di sentimenti e di “leggerezza” nel vivere la vita. Del resto lo diceva anche Gesù, ma non confondiamo le emozioni con le nozioni.
    Il catechismo è innanzitutto trasmissione di una verità. Dare la fede è compito dello Spirito Santo, non nostro, a noi spetta la responsabilità di trasmettere una verità nel modo più fedele possibile, poi certo il linguaggio va aggiornato, le forme possono cambiare, ma il contenuto del messaggio deve restare sostanzialmente inalterato.
    Io credo che l’attuale crisi della catechetica che stiamo sperimentando in Italia sia conseguenza innanzitutto di un errore teologico importante: a un certo punto abbiamo smesso di pensare che dovevamo trasmettere la verità ed abbiamo cominciato a pretendere di dare la fede ai bambini, come se si potesse entrare nella loro anima e coscienza e plasmarla e peggio ancora come se fosse lecito farlo e non fosse un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio. Canzonette e balletti possono essere un plagio molto peggiore del vecchio catechismo nozionistico, con il difetto oltretutto che non di rado non trasmettono nulla.

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    • 61Angeloextralarge

      Bella questa risposta! Grazie don Fabio!

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      • Non intendevo tanto rispondere a Francesca però, che tra l’altro è mia parrocchiana e spero non abbia identificato “Luna”, ma fare una riflessione generale

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        • 61Angeloextralarge

          Mi è piaciuta indipendentemente dal fatto della risposta. Soprattutto il tuo pensiero sulla crisi della catechetica, che trovo molto giusto. Purtroppo, in alcune parrocchie ci sono ancora i testi di mia nonna (battutaccia). Per i balletti e le canzonette, mi sembra che ci si stia dando da fare nel cercare di intrattenere i bambini, inventando di tutto e di più, studiando tecniche di giochi e scenette varie, etc. Mi sembra che si cerchi di correggere le cose pratiche e non si punti sulle spirituali come elementi fondamentali.

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          • Forse c’è più nobiltà d’animo. Voglio dire nessuno esplicitamente ti direbbe che vuole solo intrattenere i bambini, le motivazioni sono più alte… troppo alte! Guarda che l’equivoco che dicevo io sulla differenze tra trasmettere la fede e trasmettere la verità è serio assai. Il paradosso è che proprio perché si parte con l’intenzione di trasmettere la fede si finisce con l’intrattenere soltanto, mentre invece se più umilmente ci si accontentasse di trasmettere la verità probabilmente sarebbe tutto più facile

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          • perfectioconversationis

            Angela, magari ci fossero ancora i testi di tua nonna… a meno che tu non abbia una baby-nonna, si tratterebbe del Catechismo di san Pio X, un mostro di chiarezza. Appena appena da tradurre in italiano moderno.
            Il rischio è che ci siano i testi di tua madre… che poi sono gli stessi dagli anni ’70 a oggi. Un limpido esempio di confusione mentale, di linguaggio generico e teologizzante applicato ai bambini. Tutti quelli che li hanno usati mi dicono che fanno fatica a capirli (bada, parliamo di persone colte e intelligenti sotto ogni altro punto di vista).

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            • 61Angeloextralarge

              Daniela, ho scritto nonna, ma mi stavo riferendo proprio ai testi che dici tu. Sono quelli sui quali mi sono preparata per la Cresima! 😦

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  7. Denise Cecilia S.

    A malincuore devo dire che uno dei contributi maggiori al mio allontanamento dalla Chiesa, tempo fa, fu al contrario non la preparazione scarsa del catechismo ma l’esamino all’acqua di rose, praticamente un pro-forma blandissimo che mi stupì e mi offese pure.
    La Comunione poi la feci, perché decidere di non farla e spiegare il perché, a quell’età ed in quelle circostanze, mi avrebbe messo in crisi.
    Ma avevo capito perfettamente una cosa: fosse dipeso da me, non l’avrei fatta, stavo solo seguendo un copione.

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    • mi dispiace per te, ma perché un esamino blandissimo ti offese?

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      • Denise Cecilia S.

        Proprio perché blandissimo… e non si riduce ad un giochino da poco, con domande che imbarazzerebbero un bimbo delle elementari, qualcosa di così importante.
        Si richiede – giustamente – partecipazione e adesione volontaria, ma non le si verificano; si prepara ad un incontro ‘cruciale’, ma non si va a fondo.
        Se il sacramento ha un senso, e l’età non è ritenuta troppo acerba; far le cose alla leggera offende.
        Come m’offende ogni docente che invece di dare il massimo, per chi riceve, taglia riduce e semplifica oltremodo il proprio programma per accattivarsi la platea. Facendole danno.

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        • eh… l’esame è commisurato alle capacità di chi hai di fronte: secondo te se avessi seriamente interrogato “Luna” cosa sarebbe uscito?
          La giusta severità si applica in altro modo, ad esempio se “Luna” nei prossimi mesi non mi fa un deciso balzo in avanti (cosa sempre possibile a quest’età) chiamerò la madre e le dirò con dolore che non ci sono le condizioni minime per ricevere il sacramento…

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          • Denise Cecilia S.

            Io non ho mai parlato di severità (men che meno intesa come durezza), casomai di correttezza.
            Non solo: che l’esame vada commisurato alle capacità di chi si ha di fronte è una situazione ideale, non la normalità.
            Ho raccontato la mia situazione, estremamente diversa da quella della ragazza che porti ad esempio ed alla quale auguro il meglio (e questo lo si evince dal commento).
            No, per dare la giusta misura alle cose bisogna conoscerle, queste capacità reali ed attuali della persona. E spesso non accade: non si è in grado di conoscere, di indagare, di valutare.

            Non è così sempre, certo.
            Ma capita, eccome se capita.

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  8. francesca

    Ah ah, non ho ‘voluto’ riconoscerla, tranquillo. E sono d’accordo con quel che dici. E’ solo che noi adulti non capiamo che spesso siamo troppo complicati per i bambini, e questi non ci seguono. Utilizziamo troppe mediazioni quando ci rivolgiamo a loro, e così ci perdiamo noi e confondiamo loro. Semplicità. Questo è quel che ci vorrebbe. E verità. Spesso vogliamo indorare pillole, proteggerli, ma non hanno bisogno di protezioni, hanno bisogno di certezze. E se la croce è una certezza, ben venga parlare di croce, sangue e quant’altro, ai bambini non fa paura quello, fa paura il non sapere.

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