Tre porcellini all’oratorio

È sempre divertente riguardare questo delizioso cartoon, ma se lo leggiamo con attenzione vediamo che in esso ci sono pochissimi effetti comici, da dove viene allora il piacere di guardarlo? Probabilmente dal fatto che in esso è nascosta una semplice quanto profonda lezione di vita.

I tre porcellini sono costruttori, ognuno è impegnato a costruirsi la casa e la costruzione della casa è sempre una metafora della costruzione della propria personalità, della propria vita. Ognuno costruisce con il suo proprio stile, il primo con paglia, il secondo con ramaglie e il terzo con mattoni e cemento. Già qui c’è tutta un’allegoria della virtù morale, costruire la propria casa richiede tempo e fatica!

Il primo e il secondo prendono in giro il terzo, che in effetti appare un po’ pedante e noioso, per la sua serietà e la sua laboriosità. Sembrano rimproverarlo perché è così preoccupato del futuro da non aver tempo di vivere il presente, presente che è fatto di allegria e spensieratezza, e apparentemente hanno ragione, a che serve infatti lavorare tanto se poi si perde l’allegria e il senso della vita?

Ma già dalla canzone che cantano in risposta i primi due porcellini, però, si intuisce che la verità è diversa. Nell’originale inglese infatti la canzone recita “Who’s afraid of the big bad wolf?” (Chi ha paura del lupo cattivo?) e anche ballando i due mimano un coraggio che nei fatti non hanno e che del resto è del tutto ingiustificato, del lupo si deve aver paura, eccome! Manifestano in questo la loro mancanza di prudenza: è sano aver paura del male! Uno dei grandi errori del nostro tempo è proprio la banalizzazione del male, la sua sottovalutazione, il vivere come se il male non esistesse.

Non che la paura del male debba però paralizzarci, un sano timore ci porterà a fare la cosa giusta, un terrore irragionevole ci paralizzerà e ci renderà incapaci di agire. Il terzo porcellino infatti non ha paura neanche lui del lupo, ma non per una immotivata fiducia in se stesso, ma perché ha messo in atto tutti i mezzi necessari a proteggersi, ha valutato correttamente la situazione e le sue forze e ha provveduto per tempo alla propria sicurezza.

In particolare noi Cristiani sappiamo che abbiamo accesso a risorse tali che ci rendono sempre vittoriosi, che Dio è una roccia tale che possiamo costruire su di Lui una casa che sarà a prova di qualsiasi lupo.

Scendiamo un po’ nel dettaglio, analizzando i particolari che ci rivelano con estrema precisione i diversi caratteri dei tre porcellini: tutti e tre sono musicisti, amano quindi l’armonia e l’allegria e sanno vedere il bello della vita, ma mentre i primi due suonano il flauto e il violino, due strumenti nomadici e zingareschi per definizione, il terzo invece suona il pianoforte, uno strumento sedentario: non può esserci un pianoforte senza una casa intorno, tanto più che questo pianoforte è fatto di mattoni! Evoca quindi una stabilità e una solidità senza pari. Inoltre solo il terzo suona leggendo una partitura, ed è del resto l’unico che lasci crescere le piante in vaso, che abbia fatto un recinto intorno alla casa e che ne chiuda a chiave la porta (ed usa perfino una vernice a prova di lupo!). Attenzione, non si tratta tanto di fare l’elogio della sedentarietà, ma di vedere l’inconsistenza del progetto di vita dei primi due.

Ma quando il lupo viene, il terzo porcellino non si mette nell’atteggiamento del moralista bacchettone (cosa che verrebbe assai facile dal suo punto di vista), non inizia la litania del “ve l’avevo detto”, non fa come la formica della favola di La Fontaine, che lascia la cicala a morire di freddo, ma con molta semplicità e premura apre la porta della sua casa ai fratelli, mostrando così un carattere paterno. La sua prudenza in realtà è premura per l’altro, nasce non dall’egoismo che protegge se stesso, ma dalla sollecitudine e anche quando borbottava contro i fratellini che lo prendevano in giro è facile vedere che lo faceva per amore. Prudenza è un altro nome di paternità!

E qui arriviamo al punto più profondo: cosa è stato a far maturare questo spirito di paternità nel porcellino maggiore? Qual’è il segreto della sua prudenza? Ce lo rivelano i ritratti appesi nelle case, mentre il primo ha il poster di una ballerina e il secondo di un campione sportivo (che mostrano come ancora vivano nei miti dell’adolescenza) il terzo ha dei quadri di famiglia, la mamma raffigurata come una generosa scrofa impegnata ad allattare i piccoli, il padre invece (evidentemente morto) raffigurato prima come una fila di salsicce e poi come un prosciutto. I genitori cioè sono ricordati innanzitutto per la loro capacità di servizio, di donazione. E’ evidente che sono stati in questo un buon modello per il terzo, il quale si è assunto l’onere di continuarne la missione.

Non solo: il fatto che il padre sia rappresentato dopo la morte mostra anche che il terzo porcellino ha fatto i conti con la realtà: egli sa che il destino di un maiale è diventar salsicce piuttosto che una pop star o un campione sportivo. Questo realismo lo rende capace di affrontare la vita senza abbandonarsi ai sogni come fanno gli altri due. Inoltre ha accettato serenamente la morte del padre, tanto che lo rappresenta ormai confezionato dalle abili mani di un salumiere. Egli quindi sa di poter morire, ha imparato che la vita è pericolosa e proprio per questo sa che deve proteggersi.

Ciò che rende maturo il porcellino è l’accettazione della realtà e non la fuga nell’immaginario, questo gli consente di affrontare con piena lucidità il male, rappresentato dal lupo, anziché rifugiarsi nel gioco, che qui non è distensione legittima, ma fuga nell’illusione. Insomma solo l’accettazione e l’integrazione del passato rendono prudenti e consentono di affrontare il futuro ed agire in maniera duratura e feconda. E grazie all’amore paterno che rivive in lui il porcellino maggiore applica la sua prudenza alla paternità diventando così a sua volta “padre” degli altri due.

Questo studio sul cartoon di Walt Disney è stato preparato per l’incontro dei giovani di ieri, ma francamente mi sembra così carino che ho voluto diffonderlo un po’ di più.

10 commenti

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10 risposte a “Tre porcellini all’oratorio

  1. E’ troppo bella questa “catechesi alternativa”! Mi sono permessa di condividerla sulla pagina facebook del mio oratorio 🙂

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  3. Giovanni

    grande don Fabio!
    i tuoi post sono sempre fonte di riflessione, questo lo inoltro subito al mio don!
    Giovanni (Monza)

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  4. 61Angeloextralarge

    Questo post lo si può definire un inno al realismo… Grazie, Don Fabio!

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  5. molto bella QUESTA SPIEGAZIONE,BISOGNA AVER PAURA DEL MALE ,,SENZA ESAGERARE,ACCETTARE CIO’ CHE è INEVITABILE.CON L’AIUTO DI DIO SI SUPERANO TANTI OSTACOLI.

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  6. E la “nostra” realtà crolla al primo soffio…

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  7. Alberto

    A parte il violino (strumento nomadico e zingaresco) che non condivido, apprezzo molto questa interpretazione… noterei inoltre che nella casa di paglia non è affisso nulla all’ingresso, in quella di legno un ferro di cavallo, molto superstizioso, mentre in quella di mattoni si può notare una croce!!

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  8. Mario G.

    Grazie don Fabio! Sai sempre dire qualcosa di nuovo e cogli sempre il bello ed il buono della realtà. Condivido subito questo tuo post con che mi è caro.
    A presto!

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