Chiamata alle armi

SophieSchollx

Non c’è nulla di più indegno per un popolo civile che lasciarsi “governare”, senza alcuna opposizione, da una cricca di irresponsabili dominati dai propri istinti.

Non è forse vero che ogni onesto tedesco oggi si vergogna del suo governo? E chi di noi ha idea delle dimensioni dell’infamia che un giorno cadrà su di noi e sui nostri figli, quando sarà caduto il velo dai nostri occhi e saranno venuti alla luce i crimini più orribili, infinitamente superiori ad ogni misura?

Se il popolo tedesco è già così corrotto e deteriorato nella sua più intima essenza, da rinunciare, senza alzare neppure una mano e in una sconsiderata fiducia nella discutibile legittimità della storia, al bene supremo che un uomo possiede e che lo eleva al di sopra di ogni creatura, ovvero alla libera volontà; se rinuncia alla libertà dell’uomo di intervenire sul corso della storia e sottoporlo alle proprie decisioni razionali; se i tedeschi, così privi di ogni individualità, sono ormai diventati una massa tanto insulsa e vile, allora davvero meritano la rovina.

Goethe parla dei tedeschi come di un popolo tragico, simile agli ebrei ed ai greci, ma oggi esso sembra piuttosto una mandria, insignificante e priva di volontà, di adepti, privati, negli strati più profondi, del proprio midollo e rapinati della propria essenza, pronti a lasciarsi condurre alla rovina.

Sembra così, ma non è così; piuttosto, con una violenza lenta, ingannevole e sistematica, ogni singolo è stato indotto in una prigione spirituale e solo quando ci si è trovato incatenato, è divenuto consapevole della sventura.

Solo pochi hanno riconosciuto la rovina imminente, ed il premio per i loro eroici avvertimenti è stata la morte. Occorrerà parlare ancora del destino di questi uomini.

Se ognuno aspetta che sia l’altro ad iniziare, i messaggeri della Nemesi vendicatrice si avvicineranno sempre di più, senza limiti, e allora anche l’ultima vittima sarà stata gettata senza senso nelle fauci del demone insaziabile.

Per questo, in quest’ultima ora, ogni singolo, consapevole della propria responsabilità come consociato della civiltà cristiana e occidentale, deve opporsi finché può, lavorare contro il flagello dell’umanità, contro il fascismo e contro ogni sistema di Stato assoluto simile ad esso.

Fate resistenza passiva – resistenza -, ovunque vi troviate, impedite che questa ateistica macchina da guerra continui a funzionare, prima che sia troppo tardi, prima che le ultime città diventino, come Köln, un cumulo di macerie e prima che l’ultima gioventù del popolo sparga il suo sangue per l’arroganza di un essere subumano.

Non dimenticate che ogni popolo merita il regime che sopporta!

Questo brano è estratto dal primo volantino della Rosa Bianca, che mi è capitato di rileggere oggi. Sono stato folgorato dalla tremenda attualità delle parole di Sophie Scholl e per questo ve lo propongo.

12 commenti

Archiviato in Attualità, Letture

12 risposte a “Chiamata alle armi

  1. Ovviamente per riflette sula situazione di molti Stati, Occidentali ed Orientali… non certo solo sullo stato del Popolo Tedesco.

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  2. lucazacchi

    L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energie rinnovate e rinnovabilie ha commentato:
    Attualissimo!

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  3. L’ultima frase fa venire i brividi…

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  4. Don Fabio, quello che leggiamo da qualunque parte non è mai tutta la verità. Ci sono verità, al di fuori del Vangelo, che non può essere detta perché nessuno ci crederebbe e il danno sarebbe peggio ancora.
    Tu sai perché in Germania non esistono le cucine a gas? Ora che l’ho detto te lo potrai immaginare. Altre cose non dico, ora basta.

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    • Scusami Karin, posso capire che tu sia ipersensibile su questo argomento, però quello che intendevo dire sul fatto che in realtà hanno vinto i nazisti è spiegato dalla citazione del racconto di Borges che citavo.
      In quel racconto Borges immagina un vecchio gerarca nazista che in punto di morte fa una specie di bilancio della vita e conclude dicendo che la migliore vittoria del reich è stata quella di costringere i suoi nemici a diventare uguali per poterlo sconfiggere.
      Non ho nessunissima antipatia né rancore verso il popolo tedesco, che anzi nella sostanz ammiro, ma devo constatare che lo stesso disprezzo della vita umana, la stessa svalutazione dell’uomo trasformato in agente produttivo che era tipica del nazismo la si ritrova oggi in tanti popoli e tante culture nominalmente diverse.
      Come ha correttamente inteso Bariom il punto non è il nazismo inteso in senso stretto, che fu un fenomeno tipicamente tedesco, ma la mentalità e la cultura nazista (cioè la sottomissione dell’uomo allo stato) che si ritrovano a tutte le latitudini e in tutte le culture.
      In fondo anche la lotta che stiamo combatendo in questo momento in Italia è simile per molti versi, e da qui nasce il motivo della citazione di Sophie Scholl

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      • Grazie, don Fabio, ma non è questo il problema. Il nazismo è l’altra faccia del comunismo. Sottomissione? No, erano in pochi a sottomettersi, la maggioranza aveva solo paura, una paura folle per qualcosa di diabolico. Bisogna viverci con questa paura, con la ribellione e con singoli atti eroici dei quali il mondo non saprò mai nulla perché non si doveva sapere. Mai ho letto un libro che spiega in maniera verosimile quel che davvero è successo e come si vive ancora oggi questo capitolo orrendo, ma non solo per una parte, anche per l’altra. A volte non c’è nulla da capire, c’è soltanto il vissuto, e ogni ragionamento ferisce ulteriormente.

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  5. Davide

    Don Fabio, grazie per aver riproposto questa attualissima pagina. Speriamo di avere oggi, lo stesso amore e coraggio che hanno avuto Sophie e quegli altri ragazzi tanti anni fa!
    Che il discorso non sia da riferirsi esclusivamente alla Germania mi pare chiaro. 😉

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  6. Giampiero

    Certo, don Fabio, ha ragione a non poterne più Karin. Alla LUMSA lunedì scorso la Fondazione Adenauer ha “dovuto” mettere in scena, come ogni anno, le sue “giornate della memoria”, ormai inspiegabili giornate delle cenere per le giovani bionde organizzatrici e ospiti tedesche, che hanno “smarcato il cartellino” di questo tributo alla vergogna nazionale, in grado di contenere ( quanto poi più che sinceramente, utilmente, oggi?) l’orgoglio di una nazione principe in Europa. Europa che potrebbe essere più e meglio sorretta da una azione guida più tenace e disinvolta per salvare dal malgoverno molti dei 27 compagni di viaggio che andrebbero commissariati, oltre che sostenuti. Ma se si sopporta che i tedeschi diventino ricchi ( per loro virtù), non sembra che vogliano farsi sopportare per una responsabilità più decisa nell’imporre medesima virtù come modello organizzativo delle loro istituzioni, se non con atti formali e sostanziali timidezze che malcelato il disprezzo per popoli incapaci di disciplinata serietà. In meno di un decennio hanno bonificato negli anni ’80 la valle della Ruhr, un territorio, grande come una regione, che era il più inquinato d’Europa, trasformandolo in un piccolo paradiso. Le previsioni di recupero per la nostra “terra dei fuochi” è non meno di 50 anni a un costo stratosferico! In un decennio hanno assorbito e rieducato un intero popolo del proprio “est”, perduto ma mai dimenticato,alla cittadinanza libera e attiva. In un batter di ciglia hanno varato una Carta costituzionale fondata sulla “dignità della persona”. Le facce stanche, imbarazzate e sconsolate delle bionde ospiti alla LUMSA, non danno la misura di questa grandezza, quella di un popolo capace di grandi imprese e straordinari riscatti. Mi incupisce e mi inquieta invece una frase della Scholl: ” Goethe parla dei tedeschi come un popolo tragico, simile ai greci e agli ebrei…”. Molti tedeschi che conosco pensano la stessa cosa e molta letteratura, specialmente tedesca e inglese con approdi statunitensi, sembra confermare questa minorità romantica dei tedeschi.
    Tu, Fabio, che sai molto più di quello che dici, dimmi… c’entra il protestantesimo prussiano, che ebbe la meglio in quelle terre e che provocò la rovina del Sacro Romano Impero con la prima guerra mondiale, confermata definitivamente dalla seconda, alla radice di questo atteggiamento dello spirito tedesco? Capire queste cose non è inutile, ne va del nostro futuro, in gran parte in mano a loro, visto che le nostre sono proprio incapaci di far bene o semplicemente meglio, se non guidate con severità e mestiere.

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