Tu sei cuore

Oggi è la festa del Sacro Cuore e il mio cuore si dilata commosso e stupito, oggi voglio cantare, gridare, ballare, far festa (anche se sono così stanco che mi butterei a letto per trenta ore di fila) e allora vi regalo questa straordinaria canzone e se posso permettermi ci aggiungo pure due righe di mio (da leggere rigorosamente ascoltando la canzone in sottofondo).

“Nel cuore sentirò…” perché con il cuore si sente, il cuore è “l’organo dei sentimenti” per così dire.

Celebrare il cuore di Gesù allora è celebrare i suoi sentimenti.

“Abbiate in voi i medesimi sentimenti di Gesù” diceva S. Paolo, ed io oggi sono stupito, no di più, sono tramortito dalla constatazione di una semplice verità: Dio ha sentimenti.

Dio ha un cuore, dunque Dio ha sentimenti.

Non solo mi ama, ma mi ama appassionatamente, con tenerezza, con trasporto.

Tutta la Bibbia sta lì a parlarci del pathos di Dio.

Beccati questa Aristotele, che pensavi che la perfezione fosse non sentire nessuna passione.

Beccatevi questa voi moralisti, che state lì a spaccare il capello in quattro, a distillare l’amore per distinguere al microscopio tra eros e agape, tra filia e simpatia ed avete la stessa passione di un tacchino surgelato.

Beccatevi questa intellettuali bolliti che sembra che abbiate un gran capoccione solo perché è montato su un cuore piccolo piccolo.

Dio ha un cuore, Dio è un cuore, perché se Dio è amore allora questo non può prescindere né essere distinto dalla forma di questo amore e la forma dell’amore di Dio è quella del cuore, non dell’amor intellectualis di spinoziana memoria.

Perché non basta amare, bisogna voler bene.

Perché l’amore è una roba di carne, di trippe, di sudore e lacrime, di pelle, di vita, di colore, di sole e fiori, di carezze e tempeste, l’amore è cuore.

Non basta la Carità, ci vuole l’affetto, la tenerezza, la passione, il fuoco.

Cos’è un amore senza cuore?

Cosa è un’amicizia senza il gusto, la passione, la gioia di incontrarsi, di stare insieme, di abbracciarsi, di volersi bene?

E Dio si appassiona per me, è felice di stare con me, mi abbraccia, mi vuol bene!

Mi ama così tanto che per me si è fatto carne, ed ha sudato e pianto e sanguinato e si è fatto pane per farsi toccare, amico per farsi abbracciare, si è fatto sole e fiori, carezza e tempesta. Si è fatto cuore, e cuore umano.

Dio mi ama con un cuore di uomo, il cuore di Gesù.

Il Papa sì che l’ha capita ‘sta roba, lui che ha fatto dell’esibizione del suo cuore la cifra del suo pontificato ed è la sua lezione più grande.

Ha capito che questo nostro mondo è ammalato di sclerocardia, ovvero di cuore indurito.

Spietato come un taxi, vestito di biglietti di banca.

Ed allora ha bisogno del cuore innanzitutto, di robuste iniezioni di cuore.

Del cuore di Dio, che non può che passare attraverso il mio.

Come nella legge dei vasi comunicanti il cuore di Gesù vuole riversarsi nel mio e dal mio nel cuore del mondo.

E allora non posso fare a meno di interrogarmi sul mio di cuore.

Quanto somiglia il mio cuore a quello di Gesù?

“Abbiate in voi il cuore di Gesù”, posso parafrasare così la frase di Paolo ed allora mi chiedo, ma davvero?

Questo mio povero cuore può veramente essere come quello di Gesù?

A cinquantatré anni (quasi) il mio cuore è un po’ stanco, lo ammetto.

Ha faticato tanto, ha sofferto tanto.

Anche per colpa mia, d’accordo, che l’ho tanto stressato in passioni inutili. Quanti sentieri interrotti ho imboccato!

A vent’anni era molto più rapido, forse troppo, subito pronto ad infiammarsi di rabbia ed amore, innamorato di tutto, appassionato per tutto, stupito da tutto.

E il cervello faticava a stargli dietro poverino. Appena arrivava a capire una cosa subito il cuore era già oltre, altrove, innamorato di altro, come se volesse possedere il mondo.

Ma adesso è il contrario. Adesso ho una mente fulminea e un cuore lento, così lento.

Tardo a capire, tardo ad amare.

O forse ha solo capito che non deve possedere il mondo, basta avere un altro cuore in cui riversarsi, sentircisi a casa come nel proprio, forse di più, ed attraverso quello, come un prisma, amare il mondo intero.

E allora devo rallentare.

Vivo troppo in fretta, vivo così in fretta che il mio cuore non fa in tempo a riconoscere ed amare gli altri cuori che incontra.

E la vita passa.

Passano le persone, passano le occasioni, passano i giorni e si inanella un rosario di occasioni d’amore perdute, di opportunità di tenerezza sciupate.

Quante volte la sera mi ritrovo a rimproverare questo povero cuore, a dirgli sei stato lento, sei stato pigro, sei stato duro.

Ma forse la colpa non è tutta sua, povero cuore mio.

Forse basterebbe vivere più lentamente, lasciare spazio ai giorni e alle persone, dar loro tempo e modo di entrarmi dentro perché questo vecchio cuore possa reagire e ritrovare le ragioni del suo fuoco.

Perché il fuoco c’è ancora, lo so bene. Lo sento che arde ed arderebbe di più se gliene dessi l’occasione.

Sì, il cuore non vuole correre, il cuore vuole stare, trovare qualcuno in cui fare casa e fermarsi.

Ed all’occorrenza faticare per costruirla, e lottare per difenderla quella casa.

4 commenti

Archiviato in Spiritualità, Vita da prete

4 risposte a “Tu sei cuore

  1. 61angeloextralarge

    Grazie, Don Fabio!
    “Quante volte la sera mi ritrovo a rimproverare questo povero cuore, a dirgli sei stato lento, sei stato pigro, sei stato duro.”: qualunque cosa possiamo rimproverare al nostro cuore… è bello sapere che Dio l’ha già capito e amato. Non abbiamo attenuanti, abbiamo solo tanta umanità.

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  2. Isabella G.

    Da leggere e rileggere. Bellissimo.

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