All’inizio degli anni ’60 JFK stravinse le elezioni presidenziali con questo slogan, con cui additava agli americani la necessità di un’evoluzione dalla conquista materiale del mondo alla conquista etica. Il sogno suo (e ancor di più di Robert, che era il vero idealista dei due) era quello di dare agli USA il primato mondiale della tensione etica.
Molto di quello slancio rimane nel popolo americano, che è un popolo bellissimo, mentre nelle sue istituzioni le pallottole di Lee Oswald lo hanno definitivamente affossato.
Non sembri azzardato il paragone con il lavoro che sta facendo oggi nella Chiesa Papa Francesco. Anche lui infatti sta indicando una “Nuova Frontiera” e anche lui, come JFK, sta risvegliando il cuore del popolo quasi bypassando le istituzioni.
Qual’ è la Nuova Frontiera che il Papa ci indica? Non c’è dubbio, è quella della Nuova Evangelizzazione.
Anche i suoi illustri predecessori ne avevano intuito la necessità e l’avevano proclamata più volte, ma la novità portata da Francesco è che lui la fa in prima persona. Quello scendere nelle “periferie esistenziali” (e quanto il concetto di periferia è simile a quello di frontiera!) appena può lui lo applica in prima persona, dettando così la linea a tutta la Chiesa, in un titanico sforzo di rinnovamento appunto di quelle istituzioni.
Rinnovamento non teorico ne dottrinale, ché queste cose la Chiesa le ha sempre dette, ma pratico ed esistenziale. Rinnovamento che in fondo in null’altro consiste se non nel prender sul serio il Vangelo.
Questo a mo’ di premessa, sia chiaro, mi dispiacerebbe che chi legge questo articolo si fermasse qui, perché questo è solo il punto di partenza di una riflessione che vuol essere più ampia e profonda.
In queste mie vacanze calabresi mi sono chiesto infatti: come “conquistare” questa nuova frontiera? Come posso io seguire il mio pastore su questo sentiero nuovo e, diciamoci la verità, piuttosto scosceso?
Io appartengo al Rinnovamento, la prima matrice della mia spiritualità è quella, il che significa che nella mia mente e nel mio cuore sono incise a fuoco due coordinate: Lode ed Evangelizzazione. Tutta la spiritualità del Rinnovamento potrebbe essere sostenuta da queste due colonne.
Da qui parte la mia domanda: qual’è oggi la forma migliore dell’Evangelizzazione? Cosa fare per portare davvero il Vangelo a questo nostro Occidente sazio e disperato? Come declinare in concreto la Nuova Frontiera che il Papa ci sta indicando?
Proclamo subito la mia tesi, che vado poi a spiegare: la Nuova Frontiera della Chiesa oggi è la Direzione Spirituale, o Paternità (o maternità) Spirituale, o Accompagnamento Spirituale… I termini cambiano, scegliete voi quello che più vi aggrada, ciò che conta è l’oggetto che designano, che potremmo definire come “una relazione di aiuto finalizzata alla crescita spirituale della persona”.
Recentemente al convegno diocesano ho fatto un intervento molto aggressivo, deliberatamente provocatorio, a cui ha seguito, con mia sorpresa, un lunghissimo applauso.
In quell’intervento dicevo più o meno (mi cito a memoria): “non è possibile alcun serio progresso nella fede senza un accompagnamento spirituale, perché la fede è fatta di scelte e le scelte sono sempre necessariamente personali. Se non educhiamo i nostri ragazzi a scegliere, se tutta la nostra pastorale non mira a far nascere nei ragazzi l’esigenza dell’accompagnamento spirituale, allora più che catechisti siamo animatori di un club mediterranee”
Non voglio sottovalutare il lavoro di tanti catechisti e tanti animatori di oratorio, sia chiaro. So bene, ad esempio, quanto frutto hanno portato le “Giornate mondiali della Gioventù” che rappresentano, in un certo senso, l’esibizione esemplare di un certo modo di intendere l’Evangelizzazione.
Ciò che voglio dire però è che il mondo sta rapidamente cambiando e sta cambiando la cultura, la mentalità delle persone a cui ci rivolgiamo e quindi per conseguenza i nostri strumenti si devono adattare. Oggi viviamo nell’epoca dell’iperconsumo, come la definiscono i sociologi, in un tempo cioè in cui l’uomo scambia i valori con i bisogni.
Se una volta una persona era definita dall’insieme dei suoi valori, in nome dei quali poteva anche rinunciare ai propri desideri, barattando così una soddisfazione immediata con una futura più alta, oggi invece i bisogni vengono elevati a misura della felicità, che conseguentemente consiste nel soddisfacimento immediato di questi. Soddisfacimento che diventa quindi l’unico valore e l’unico diritto.
Anche la religione viene coinvolta in questa involuzione, così che è percepita come uno strumento attraverso cui soddisfare il proprio bisogno di spiritualità anziché come un fine. Dio cessa di essere una persona e diventa un oggetto di cui godere.
La conseguenza per il cristianesimo è devastante, perché mentre in apparenza si assiste ad un ritorno di spiritualità in realtà al centro di tutto rimane l’io con i suoi bisogni, il cuore dell’esperienza spirituale dunque non è più l’amore e il dono di se, ma si passa da un’esperienza all’altra come consumandole, nel tentativo di soddisfare un generico bisogno di benessere spirituale.
Perfino la religione diventa così oggetto ci consumo!
Il solo modo di invertire questa tendenza mi sembra quello di investire massicciamente nell’accompagnamento spirituale, infatti non vedo altro antidoto a questa degenerazione che l’educazione alle scelte, che in ultima analisi significa educazione al sacrificio e al dono di se.
E non c’è modo di trasmettere questo se non attraverso l’incontro personale, perché l’amore solo così si può trasmettere, attraverso un contatto empatico, quasi fisico, di due persone.
Non è più il tempo delle folle di Galilea che acclamavano i miracoli. Inizia per la Chiesa una seconda fase, quella dopo la Trasfigurazione, quando Gesù abbandona i grandi discorsi pubblici e si dedica piuttosto a formare i suoi quasi uno per uno.
Naturalmente questo comporterà una robusta dieta dimagrante per la Chiesa, significherà dedicare tempo e risorse più agli individui che alle masse, rinunciando ad inseguire il mondo sul piano dello spettacolo, dedicandosi invece a tutto ciò che è interiore.
Rimarranno le grandi catechesi, i grandi eventi pubblici, ma solo come innesco, come scintilla che ha il compito di suscitare domande più che dare risposte avviando così all’accompagnamento spirituale.
Naturalmente i preti da soli non potranno farsi carico dell’enorme mole di lavoro che questo cambiamento comporterà.
Abbiamo bisogno di separare l’accompagnamento spirituale dal Sacramento della Confessione, declinandolo piuttosto come un “Counseling esistenziale”.
Niente a che fare con la psicologia, beninteso, ma un semplice farsi accanto alle persone per aiutarle nelle loro scelte quotidiane.
Abbiamo bisogno quindi di una generazione di laici, che lo Spirito Santo sta già formando, io lo vedo, che possano sostenere ed affiancare il clero in questo lavoro.
In fondo non è altro che l’interpretazione corretta di un ruolo che la Chiesa ha sempre conosciuto, quello del Padrino: un cristiano esperto che ti affianca nella vita e ti consiglia nei passaggi fondamentali.
Sogno un Popolo di Dio trasformato in un popolo di Padrini e Madrine, capaci a loro volta di generare alla fede altri che prendano il loro posto in questa immensa staffetta che è la trasmissione della Fede.
Non mi sento un visionario, anzi, sta già accadendo, e tutto intorno a noi, non ve ne accorgete?
L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energia in relazionee ha commentato:
Condivido l’intervento dell’amico Fabio.
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Ottimo articolo e ottimo suggerimento!
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Una precisazione sulla psicologia: non intendevo affatto sminuirne il ruolo, anzi sono convinto che chi svolge il compito dell’accompagnamento spirituale deve conoscerne almeno i rudimenti essenziali, però il tipo di approccio è sostanzialmente diverso, perché una mira a “far funzionare” la persona secondo quelli che sono i parametri sociali normalmente accettati, l’altra mira alla sua santificazione.
Una lavora essenzialmente sul passato (l’inconscio, l’accettazione di se ecc.) l’altra essenzialmente sul futuro (la vocazione, il senso della vita, le motivazioni, la speranza ecc.) e potrei continuare.
Certo possono essere complementari, ma molti tendono a confondere i due approcci, da qui la mia sottolineatura.
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Non c’è miglior psicologo di chi la psiche dell’Uomo ha creato… ho conosciuto diverse persone cui la psiche dei singoli individui, era profondamente rivelata dallo spirito Santo (e non parlo di doni particolarmente straordinari…).
Per contro uno psicologo che non abbia una visone trascendentale e cristiana dell’Uomo, può fare grandi danni.
Quindi per un cristiano, è sempre bene muoversi con estrema prudenza in questo campo e se di uno psicologo bisogna avvalersi, che sia persona di Fede.
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Parole sante ! Condivido al cento per cento e l’ho anche un po’ sperimentato di persona, Grazie
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Grazie don Fabio, io vorrei unirmi all’applauso di cui parlavi sopra, perché condivido in pieno le tue parole, ed inoltre portano speranza perché finora sulla Nuova Evangelizzazione ho sentito solo grandi discorsi, questa cosa invece è concreta, forte, ed io ci credo.
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Sono anch’io convinto caro Don Fabio che questa sia la via maestra (direi “l’unica strada” mi parrebbe un insulto allo Spirito Santo) e se guardiamo a gran parte dei nuovi “Movimenti” Ecclesiali che lo Spirito ha suscitato (Rinnovamento dello Spirito, Comunione e Liberazione, Cammino Neocatecumenale, tanti altri…) non possiamo che osservare che tutti si basano su quella logica che tu chiami “Accompagnamento Spirituale”.
Persone – non solo preti, anzi molti sono i laici – che hanno maturato un solida esperienza di Fede, unita ad una profonda conoscenza della Fede e partecipazione alla Sapienza della Chiesa, che “accompagnano”, guidano, ma anche “camminano con…” chiamiamoli i neofiti, i catecumeni, i lontani che si riavvicinano, coloro che ascoltano la Predicazione (ascoltano nel senso più alto del termine).
Ma soprattutto testimoni e sostegni (Padrini appunto), della e nella conoscenza Una Persona. Di quel Cristo che tutti salva, tutti ama, tutti porta alla visione del Padre nello Spirito Santo.
Ciò non significa che TUTTI si deve entrare o aderire a qualche movimento o cammino, ma che quella è la strada preferenziale, quella è in fondo anche una garanzia, quella di poggiare i nostri passi sulle orma di chi ci ha preceduto (Cristo primo fra tutti).
Da anni penso ad esempio che la formazione delle giovani coppie non può fermarsi al “pre”, ma deve proseguire con il “dopo” (quando il “gioco si fa duro”…) e le giovani coppie debbono trovare una riferimento in coppie più mature in esperienza, età e Fede e non solo il un sacerdote o confessore (quando lo trovano… e senza nulla togliere al loro specifico Ministero).
Ho anche spesso l’impressione – e lo dico con estrema sofferenza per il bene che voglio alla Chiesa “dei consacrati” – che proprio da preti e sacerdoti, venga una forte resistenza a che il laici “Padrini e Madrine” proprio come tu li indichi, assumano il ruolo e le responsabilità che sempre avrebbero dovuto avere e certamente hanno avuto nei primi secoli della Chiesa… quasi che si tema “prendano il posto a… o di…”.
O timorosi perché la Fede di questi, non sia certificata da studi e certificati “in carta bollata” o attestati di “validità”, mentre proprio alla Chiesa dei Ministeri spetterebbe il compito di fare discernimento, benedire e “inviare” coloro che danno i segni di una Fede Adulta (inutile dire non nel senso deleterio che il mondo ha dato a questa accezione…).
Oggi più che mai, il Cristiano può formarsi e poi resistere agli attacchi di questo mondo e del principe del mondo, solo guardando ad un altro Cristiano, solo avendo testimoni della “Santità ordinaria” del quotidiano vivere, che si esercita con scelte che oggi, tanto ordinarie non sono.
“Sogno (anch’io) un Popolo di Dio trasformato in un popolo di Padrini e Madrine, capaci a loro volta di generare alla fede altri che prendano il loro posto in questa immensa staffetta che è la trasmissione della Fede.”
Spesso nella Scrittura, i sogni non sono stati altro che Profezie.
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L’economia finanziaria,necessariamente globalizzata, sviluppatasi dalla metà degli anni ’70 da un drammatico G6 del ’76 quasi dimenticato, presuppone un pensiero unico ( le ideologie che muoiono…), senza Dio, assimilato a una ideologia. L’economia di carta, l’economia gratta e vinci delle scommesse “derivate”, sostituisce l’economia di beni reali prodotti su specifici territori( Olivetti – Ivrea Canavese ,Fiat – Torino Piemonte,etc).
I luoghi della produzione diventano casuali( Cina , Vietnam, Corea, India….). Si perde la speranza Olivettiana di creare un nesso “produzione di beni”-“produzione di bene” territoriale, che combatta concretamente la povertà, il brutto e la cattiveria, con ampie prospettive di successo. Merci senza patria ( il Made in Italy è solo un logo) come senza patria sono i soldi degli ” investitori sovra-nazionali. Radici di una umanità che nascono nel liquido finanziario e non si radicano nella terra. Siamo tutti idroponici,coltivati nell’acqua, senza patria, senza passato né futuro, con un presente annegato in un brodo artificiale di coltura, di cui non conosciamo la formula.
Nuove patrie ” regionali” si tentano ( l’EU, ma senza radici, mi raccomando e,per carità, che non siano mai cristiane!..).
E tu, carissimo Fabio,con dolce fermezza inviti a “resistere per esistere o a esistere per resistere” un popolo di cristiani, come me, idroponici che non sanno di essere idroponici e cristiani o “non sanno come è fatto un cristiano”, come diceva il mio maestro martire don Andrea Santoro, cercando fino alla morte di mostrarlo almeno ai Turchi atei o musulmani che fossero. Questo è il terreno della battaglia neo- evangelica. Un terreno che occorre conoscere bene, come diceva Sun Tzu, prima di iniziare la battaglia, per non dover poi ridursi a far finta di fare.
Siamo ridotti a un popolo di presunti cristiani, cresciuto senza famiglia, senza accompagnatori, talari o laici, senza insegnanti cattolici ( nelle scuole cattoliche da 40 anni insegnano ” figli del ’68” assai confusi), con le parrocchie semi deserte, a parte la tua; un popolo che “non sa e quindi non è”. I “movimenti” post – conciliari, di cui faccio parte da 30 anni, che siano filo-ebraici ( neo- catecumenali) o filo-protestanti (rinnovamento), puntano sul cristiano “rinato”, disposto, certo, a stare nel recinto delle ” pecore del Signore”, ma solo a patto di tagliare il cordone con la Chiesa dei Padri. Una curiosa pretesa di distacco che implica una forte “perdita del sacro” che viene dalla “tradizione”, a favore di un altrettanto curioso “realismo immanentista- storico”, che, però, rifiuta in generale la “contaminazione” ecumenica, vivendo in isolate comunità senza economia (rinnovamento) o in economie speciali, solidali, ma separate ( neo catecumenali). Meglio di niente, si dirà. Ma esiste una evoluzione possibile.
Nel quarto capitolo della Evangelii Gaudium, Papa Francesco descrive la Terza Via ( cfr. 227) del cristiano all’opera in questo mondo: “accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di un nuovo processo”, ” processi che costruiscano un popolo”( cfr.223), ” iniziare processi, più che di possedere spazi” ( ibidem). E si domanda, il Papa, dove siano questi iniziatori di processi nuovi e cristiani ( ibidem). Occuparsi di affermare “l’economia sociale di mercato” ( ESM) in Europa, significa, ad esempio, iniziare davvero e, soprattutto, consolidare nel tempo e nello spazio un “processo” che combatta la povertà “in radice”.
Ma quanti cristiani sanno che l’ESM è alla base della costruzione europea, da DE Gasperi a Adenauer, da Sturzo a Monnet? E che nel tempo questa radice si sta disperdendo nel PPE che governa assieme ai socialisti in EU. Solo recentemente una cattedra presso l’università Lateranense parla di questo, attraverso il giovane prof. Flavio Felice. Quanti futuri “operatori di pace” seguono il suo corso? Non abbastanza, temo. E infatti del ” processo” europeo non ci occupiamo, quasi non fosse un possibile ” anello” che costruisce un popolo di cui parla il Papa. In quell’Università si dovrebbero preparare le “guide delle guide”, in grado di comprendere e spiegare la realtà, il terreno concreto della battaglia, di leggere e commentare notizie, preparare programmi, amministrare cristianamente.
O è un altro club turistico intellettuale? Non ti fidare degli applausi, Fabio. Non è un segno, non è ancora un impegno, ma solo sentimenti espressi come convinzioni senza vera passione. Come in un reality.
Anch’io, modestamente e sommessamente, mi unisco al Papa chiedendomi dove mai siano questi preparati “operatori di pace” che sappiano innescare “processi” virtuosi nella società, mostrando vie cristiane che anche questo mondo liquido possa seguire, per il bene comune. Occuparsi dei poveri non è ( solo) regalare un pesce, ma insegnare a pescare ( lo diceva pure Mao). La periferia da evangelizzare per prima è la mente e il cuore delle “guide”! È questa la responsabilità della “gerarchia”, della quale riconosco la straordinaria necessità e la immensa e tremenda responsabilità, che il Papa intende “purificare”.
Occorre verificare la sufficienza e la correttezza di quanto e,soprattuto,di cosa si è saputo, prima di diffondere cosa e quanto si crede di aver saputo.
È un mondo complesso e senza Dio quello a cui si parla e si annuncia il Vangelo.
Non si tratta di dover far “ricordare” agli altri Dio, come è stato fatto con me trent’anni fa, dopo l’ubriacatura post-conciliare e sessantottina, che ha confuso le menti e i cuori di tutti, ma di descrivere le forme che la presenza di Dio deve assumere nella complessa concretezza del nostro vivere oggi su questa terra, in questo momento tragico della nostra storia di uomini e donne di un vecchio mondo in disfacimento avanzatissimo.
Benedico il tuo sito, Fabio carissimo, tutte le mattine, perché mi ricordi le parole del Papa: dove sono i costruttori di “processi” virtuosi dalla parte del Signore? Dove sono io?
Un abbraccio a tutti.
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Mah…
A parte il personalissimo (e perciò del tutto opinabile) giudizio su realtà come quella Neocatecumenale o del Rinnovamento che “solo a patto di tagliare il cordone con la Chiesa dei Padri…” (??) ecc, ecc. non si comprende (o almeno io non comprendo) da dove dovrebbero scaturire le “guide delle guide”… Mi pare si speri in una formazione più di tipo universitario-cultural-politica che già ha dimostrato i suoi limiti (e non è che tra coloro che hanno o hanno avuto questa formazione, si contino a centinaia gli esempi di Santità Cristiana – seppur ve ne siano stati fulgidi esempi).
Credo che “descrivere le forme che la presenza di Dio deve assumere nella complessa concretezza del nostro vivere oggi su questa terra…” sia compito precipuo dello Spirito Santo e che della Sua “forma e presenza” Dio stesso si incarichi.
O il rischio è quello di costruire un “tempio” come al tempo di Salomone, su cui Dio stesso profetizzò di abbandonarlo e lasciarlo come segno di ludibrio, se il Popolo non si fosse convertito o meglio non gli fosse rimasto fedele.
In realtà Dio ha già, una volta per tutte, dato a Se Stesso “forma e presenza” nella figura di Suo Figlio Gesù Cristo.
Quindi non v’è altra strada se non incontrare, conoscere, amare, desiderare Lui. Ed è molto difficile farlo senza che alcuni mostrino nella loro stessa carne (l’Uomo Tempio di Dio e Immagine di Gesù Cristo) questa presenza Viva e vivificante, capace di sconfiggere la morte… o non vi sarà alcun “luogo” dove questo sarà reso “visibile”.
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Va bene Bariom. Non sono capace di essere chiaro. Quello che volevo dire lo ha detto e scritto molto meglio di me il Cardinale Oscar Maradiaga, amico fraterno del Papa, che ho letto e ascoltato. E lui mi ha convinto. Ma non mi ha insegnato a riferirne con chiarezza. Me ne dispiace.
Il titolo del testo: “Tra Etica e impresa la persona al centro”,IF press, 2013.
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Andrò a leggere… è un testo che non conosco.
Grazie 😉
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