Il Gesù della porta accanto

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Cari amici, ieri ho scritto un articolo in cui dicevo che la nostra fede è tutto un equilibrio di ossimori. E forse posso aver dato, erroneamente, l’impressione che danzare tra gli estremi opposti possa essere facile. O divertente.

In realtà non è né l’uno né l’altro. Al contrario assumere le contraddizioni nella propria carne, nello sforzo di tenerle insieme, a volte porta a scelte dolorose, ad essere noi stessi lacerati tra tensioni opposte.

Lo pensavo ritornando con la mente ad un piccolo episodio accaduto alcuni giorni fa. Ero andato a trovare un’amica, un po’ per relax e un po’ per ministero, e l’ho trovata indaffarata con una torta. Senza pensarci due volte, come farebbe ogni brava massaia o mamma di famiglia, mi ha fatto indossare la parannanza, mi ha dato la cucchiara in mano e mi ha messo ad impastare, che, come tutte le massaie sanno, è la parte faticosa del fare torte.

E’ stato un momento di grande allegria ed ilarità, da cui è nata la foto qui sopra che ovviamente è finita subito su Facebook.

Quello che mi ha sorpreso è stato il numero prodigioso di likes raccolti da questa foto. Più del doppio di quel pungente e lucido commento politico che avevo messo poche ore prima, più del triplo di quel sapiente e appassionato paradosso che ho postato poco dopo.

Mi ha sorpreso e interrogato in verità. Perché una foto così banale (un uomo intento ad impastare una torta) suscita tanta attenzione? Sono certo che chiunque dei miei amici sposati o padri di famiglia postando la stessa foto non avrebbe suscitato tanto scalpore. Sono certo, in altre parole, che la cosa chiama l’attenzione perché io sono un prete.

Insomma credo che la cosa piaccia perché piace un prete che sappia spogliarsi della tonaca e mettersi ad aiutare in cucina, un prete che la gente possa dire “è uno di noi”.

E qui parte la riflessione seria (il vostro curato di città è uno che riflette molto, l’ho già detto). Davvero posso permettermi di essere “uno di noi”? Davvero posso interamente essere uno come gli altri? Non sono chiamato invece ad incarnare una diversità? Ad essere contemporaneamente “normale e strano”, come scriveva Sabina in un bell’articolo sulla “fontana” qualche mese fa? Non sono io stesso un ossimoro vivente? Non è un ossimoro la mia missione di Parroco?

Ogni prete è un alter Christus, innanzitutto perché, in ragione dei sacramenti che celebra, è chiamato ad agire in persona Christi, e poi perché ha promesso di conformare tutta la sua vita al mistero che celebra, quindi ha promesso di fare del suo meglio per agire sempre, cioè non solo nella celebrazione dei sacramenti, come Gesù.

Però un parroco è un tipo di Gesù particolare.

Se la parrocchia è “la Chiesa vicino alle case” (la parola viene dal Greco: Parà oikia, significa appunto vicino alle case) allora il parroco deve essere il Gesù di quartiere, il Gesù della porta accanto.

E qui cominciano i problemi, perché mamma mia quanto è difficile essere il Gesù della porta accanto.

Per Lui, per Gesù dico, non deve essere stato più facile. Perché anche Lui la incarnava in se stesso questa tensione. Così i Vangeli ce lo presentano a volte ergersi in tutta la sua autorità, che manco Mosè sul monte, e altre volte ridere e scherzare con i bambini (e con le donne perfino!) senza farsi alcun problema. E così mi piace pensare che a volte anche Lui, come me, sia stato indeciso su quale dei due atteggiamenti assumere. Come con la Samaritana al pozzo ad esempio, dove mi sembra proprio oscillare tra le due cose. A ben guardare però non è indecisione, né incertezza. Forse è solo lo sforzo di tenere insieme due cose così distanti: l’autorità e la familiarità.

Ecco, autorità e familiarità, questi i due poli dell’ossimoro. Riuscire ad essere contemporaneamente autorevoli e familiari. Ma quanta fatica si fa! Anche perché la gente non accetta mica tanto facilmente che giochi su tutti e due i tavoli.

La gente vuole incasellarti, catalogarti, si sente molto più sicura così. Quindi vuole che tu rispetti sempre in tutto e per tutto quel ruolo che ti hanno cucito addosso.

Così ci sono quelli che vogliono da te che tu sia sempre il maestro, quello che insegna la verità, che dice cose profonde su Dio e sull’uomo e allora si scandalizzano di vederti fare l’amico, e ci sono quelli che vogliono che tu sia sempre il capo, quello che prende le decisioni, che non si lascia intimidire, sicuro di sé, e quindi si preoccupano se cerchi di essere comprensivo verso chi soffre. Ci sono quelli che vogliono che tu sia sempre il medico, quello che sa fasciare le piaghe dei cuori spezzati, che ha sempre una parola di comprensione e consolazione per tutti, e così non sopportano che tu dia regole di vita precise, e ci sono quelli che cercano semplicemente un amico, uno con cui poter chiacchierare a ruota libera, magari di calcio o di cinema e non riescono a capire che a volte non ne hai il tempo o proprio le forze…

Mi piace togliermi la tonaca di tanto in tanto, anche per indossare la parannanza, perché no, così come mi piace predicare dal pulpito o ascoltare le confessioni. Mi piace incontrare la gente per strada e parlare di calcio o leggere molti libri e commentarli e magari perfino insegnare ad altri a leggerli… sono le cose che fa un uomo e se non fossi un uomo buono non sarei nemmeno un buon prete, ne sono certo.

Però, come è difficile tenere tutto questo in equilibrio! Anche perché c’è un’altra parte ancor più faticosa e dolorosa a cui non ho ancora accennato. Perché se fossi semplicemente un imprenditore, uno di quei giovani manager rampanti, che ci vuole?! Ti metti una T-shirt, fai quattro chiacchiere con i dipendenti, magari ci giochi a pallone e subito tutto è risolto. Ma nel mio caso non è semplice, perché l’autorità che porto non è mica quella che deriva dai soldi o dal know-how, ma è molto più alta, è l’autorità di Dio stessa; e uno non può sfilarsela e rimettersela come si fa con un vestito.

La parte faticosa e dolorosa è che se sei accanto agli uomini, se ti fai uno con loro, non puoi far finta di non sentire il loro dolore e la loro fatica, non puoi più trincerarti dietro il magistero trasformato in una comoda ideologia. Se esci dalla torre d’avorio e vai in mezzo alla strada non puoi non sentire la puzza, non puoi non vedere la fatica che la gente fa a vivere. E non può non prenderti compassione per questa fatica e questo dolore. E sdegno per quella puzza.

E se prendi sul serio quel dolore non puoi nasconderti il fatto che quasi sempre alla base c’è una mancanza di ordine nella vita, una mancanza di chiarezza nelle priorità, insomma, in sostanza una mancanza di verità.

E allora ecco che comincia la tensione, perché mentre parli a loro di Dio, parli a Dio di loro.

E se a loro devi spiegare che son peccatori e nel loro stesso interesse devono cambiar vita, e che non saranno mai felici se non lo fanno, a Dio invece devi dire che in fondo non sono poi tanto male, e dopotutto qualcosa da salvare c’è.

Come faceva Abramo con i sodomiti, che contratta con Dio come un mercante di tappeti. Come faceva Mosè, che senza negare il peccato del suo popolo dice a Dio chiaro e tondo: “se fai fuori loro, fai fuori anche me”, mettendosi sulla breccia contro Dio stesso. Come in fondo ha fatto Gesù quando dice “perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ma come non lo sanno?! Sapevano benissimo quantomeno che stavano uccidendo un innocente, e ci vuole la faccia tosta di uno che ama oltre ogni misura per negare questa evidenza.

E così ci sono quelli che ti accusano di esser lassista e quelli che ti dicono che sei troppo rigido e tu sai benissimo che non è vera una cosa e neppure l’altra, ma soffri, perché continuamente ti interroghi e stai lì a pensare: “Ma avrò detto la cosa giusta? Avrò fatto la cosa giusta?” e a loro manco puoi dirlo che hai ‘sti dubbi, e forse mi sono allargato troppo pure a scrivere questo articolo, perché loro hanno diritto ad avere una guida sicura che sa dove sta andando (ed io in verità lo so, solo che non è per niente facile) e poi se ti esponi c’è sempre quello che non capisce e così via.

Gesù liberaci dall’ideologia, ti prego, e già che ci sei portati via i giornalisti, almeno quasi tutti, che dell’ideologia sono i servi e sacerdoti e rendono maledettamente complicata una cosa già difficile di suo.

25 commenti

Archiviato in Vita da prete

25 risposte a “Il Gesù della porta accanto

  1. Franci

    io ti voglio bene così, come sei, un bene immenso….

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  2. Martina

    Grazie infinite per queste parole….

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  3. Giancarlo

    Caro don Fabio, a me il prete piace quando è autorevole e quando è familiare. Non mi piace quando fa il buffone, tanto meno se lo fa per conquistare la mia simpatia. Anch’io sono un padre ed ho imparato ad essere autorevole senza smettere di essere amorevole. Non mi sembra poi così difficile, né i miei figli si sono mai sognati di chiedermi, neanche per un attimo, di rinunciare alla mia autorità. Posso ridere e scherzare con loro, posso essere loro amico, ma sempre senza mai dimenticare che io sono padre e loro sono figli. Non c’è un rapporto di parità tra me e loro, non possiamo scambiarci i ruoli.

    Ecco. Questo è quello che mi aspetto da un prete: un amore paterno.

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  4. Lidia

    don Fabio, non a caso io invocavo il silenzio, tempo fa, meraviglioso silenzio di tutti – e clamore di discorsi fatti a due, di conversazioni familiari e non mediatiche.
    I giornalisti, okay, ma poi anche noi, a cercare nel numero di like e di commenti che ci confermino che siamo importanti. A cercare il gruppo che ci conferma nella nostra appartenenza e identità.
    Sai che ho un’amica, qui in Germania, che ho incontrato al gruppo giovani della parrocchia (non sai che difficoltà qui, Messa quotidiana alle 9,15 e alle 18 – dimmi te se sono orari da lavoratori.. Per fortuna io posso entrare al lavoro alle 10). Il gruppo giovani è molto cattolico tedesco, cioè iper-liberale, omelie tenute da laici, eccetera. E questa mia amica mi ha detto che se lei trovasse una comunità ceh le offrisse lo stesso senso di appartenenza al quartiere, le stesse possibilità di ritrovo e discussione, se ne andrebbe dalla Chiesa, perché non è neanche certa di credere in Dio.
    Ecco, a me pare che noi cattolici mediatici spesso siamo così. Ciè cerchiamo il gruppo più ceh Gesù. E va bene, lui ci ha dato una famiglia e non ci ha lasciati allo sbaraglio da soli; ma va male quando il gruppo diventa lo scopo. Il gruppo, la definizione del sé nel gruppo e in contrapposizione agli altri.
    Io questo lo vedo sempre più. E mi chiedo, ma tanti che parlano – e io per prima – poi a Gesù nella nostra preghiera quotidiana, che diciamo? Quanto siamo peccatori però “loro” di più? Quanto sono cattivi il Papa e Kasper che ci vogliono tutti sodomiti e divorziati (perché, poi…)? Non so, a volte anche la mia preghiera assomiglia di più a un comizio politico e a un cahier de doléances che al dialogo con una Persona che mi ama.
    Penso che simili temi – quanto un prete sia mediatico, o dialoghista, o tradizionalista – vadano toccati; sono importanti ed è giusto parlarne.
    però noi (io, almeno) ora ne stiamo straparlando – nel mero senso quantitativo del termine – e mi chiedo a Dio di che parliamo, invece….la mia risposta, che vale per la mia preghiera e la mia riflessione, a volte, è: di niente. Io e Dio siamo due azionisti di maggiornaza della compagnia “Chiesa Spa” e parliamo dell’andamento delle nostre azioni. (poi in realtà non è del tutto così perché passo 3/4 della preghiera a raccontare a Dio le mie lagne sulla mia tristezza per X e Y, e anche a ringraziarlo per Y e W (ma se risolvesse X e Y prima, grazie…)).
    Dio mio, che tristezza. Povero Dio, che palle parlare con me, e con l’universo web cattolico, se è così….

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    • Giancarlo

      Cara Lidia, io non ho la tua stessa visione pessimista sul “web cattolico”, anzi. Naturalmente ci sono abusi, esagerazioni, a volte il confronto diventa lite con tanto di offese personali e questo non va bene. Nel complesso però, credo che quello che sta succedendo su internet tra noi cattolici sia qualcosa di incredibile e straordinario. Mi ricorda molto da vicino le piazze dei borghi medievali, quando la povera gente comune si appassionava alle dispute filosofiche e prendeva parte nelle questioni teologiche con grande passione. Del resto, dove la trovi un’altra comunità altrettanto viva e scoppiettante (anche troppo, a volte) nell’universo internet?

      Hai ragione quando dici che noi cattolici mediatici (io direi internettiani) cerchiamo più l’appartenenza al gruppo che Gesù, però occorre anche un po’ di comprensione: Dio ci ha fatti per vivere in comunità, per sentirci appartenenti ad una realtà più grande della nostra persona, è naturale che cerchiamo il conforto e la sicurezza che dà una comunità. Questo però è vero per tutte le persone, non solo per i cattolici.

      Sulla preghiera, posso dirti che io preferisco pregare soprattutto con il rosario e con l’adorazione, più che con le mie parole. Non manca, ovviamente, anche la preghiera mia personale, che mi esce dal cuore, ma credo che le grandi preghiere della tradizione siano un sentiero sicuro, che porta lontano.

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      • Lidia

        Dio ci ha dato una famiglia che è la chiesa perché non siamo fatti per vivere da soli; sì.
        Dio ci ha dato bellissime preghiere della tradizione che ci aiutano a pregare secondo il cuore di Dio; sì.
        D’accordissimo.
        Ciò detto, sulla preghiera ovviamente è una mia opinione e la preghiera è una di quelle cose in cui ognuno ha la sua strada; però io, se con Dio con ci parlo della mia vita, non so di che parlare. Chiedergli se sto facendo bene, male, che succede di me, cosa vuole Lui da me, ecc. Sennò la preghiera resta un pochino anonima, a volte. Ed è tanto facile sputare in faccia al fratello e poi recitare veniticique Rosari e partecipare a venticinque Messe senza chiedersi manco per un momento “ma avrò fatto bene a sputare addosso al fratello o no?”: Questo era il mio punto. Poi, appunto, la preghiera è tanto varia quanto sono gli oranti 🙂 E sicuramente il Rosario è un’arma potentissima di pace.
        Sul web: Giancarlo, per favore, quello che succede sul web cattolico italiano oggi non è una “viva e scoppiettante comunità”. è uno schifo che non dovrebbe essere permesso nemmeno per un momento.
        Cattolici che sparano a zero contro altri, caccia alle streghe, insulti al Papa e ai Vescovi così a buffo, insulti ai tradizionalisti, insulti ai “dialoganti”, giudizi sparati senza pensare un secondo alla vita di ci sta dall’altra parte, sempre con il catechismo o il vangelo o l’ultimo discorso del Papa strumentalizzati a piacere, citati con l’unico scopo di “qua i buoni, là i cattivi e basta”. E tutto ciò con la presunzione che Dio sia pure contento che noi facciamo così.
        Guardiamo le cose come stanno e diamo loro un nome: è una guerra fratricida che nulla ha a che vedere con sane dispute teologiche.
        Io, se non fossi già cattolica, mai mi avvicinerei a una comunità di “fratelli” che si scannano così; e se ci sono dei cattolici che a causa di questo nostro atteggiamente se ne vanno dalla Chiesa non posso che capirli.
        Ci stiamo prendendo una gravissima responsabilità, questa è la mia opinione.

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        • “Sul web:
          Cattolici che sparano a zero contro altri, caccia alle streghe, insulti al Papa e ai Vescovi così a buffo, insulti ai tradizionalisti, insulti ai “dialoganti”, giudizi sparati…” ecc.

          Temo Lidia tu abbia in buona parte ragione… come sappiamo certi “social” e la forma di comunicazione via web, porta fuori e amplifica spesso il peggio di questa società e altrettanto spesso il “web cattolico” non è da meno… 😐

          Poi se ti azzardi a farlo presente, sei un pecorone, un acritico che si beve tutto, “un’anima bella” (cioè uno stupidotto) e via discorrendo…
          C’è che si cade nella trappola che ‘sto mondo virtuale, sia veramente l’ago della bilancia, la “fonte a cui abbeverarsi”, in cui confrontarsi, dove una pensiero seguito da un tot di “followers” abbia veramente peso 😦
          Tutta vanità (della peggior specie), ma non ne resterà molto, quando si tireranno le somme!

          “Signore, Signore, ma ho sempre twittato il (in) tuo Tuo Nome…”
          Ed Egli risponderà: “Non ti conosco! Noi sei tra i miei… followers!” 😉 😀

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          • 61angeloextralarge

            Lidia e Mario: concordo in linea di massima. Anche io se non avessi già “fatto le ossa” nel mio cammino spirituale, me ne starei alla larga scandalizzata dall’atteggiamento di certi blog e commentatori cristiani. Tutto sembriamo tranne figli di Dio, quindi fratelli Sob!

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        • Giancarlo

          Pregare, secondo me, non è mai facile, tantomeno banale. Perché la preghiera, inevitabilmente, ci trasforma, ci spoglia delle nostre armi e ci lascia indifesi. La preghiera mette a nudo i nostri peccati. Ben vengano dunque venticinque rosari e venticinque messe, soprattutto dopo aver sputato in faccia al fratello.

          Sul web cattolico, hai ragione a dire il vero. Il web non fa altro che riflettere l’attuale realtà della chiesa: profonde spaccature, grande scollamento tra la “fede” della maggioranza dei fedeli e la dottrina, grandi divisioni nella gerarchia. In questa situazione di grande difficoltà della chiesa, papa Francesco, con le sue scelte, con le sue interviste, con le sue omelie e riflessioni, con il suo giudicare e punire da una parte e promuovere e gratificare dall’altra parte, sta contribuendo ad accelerare un moto (verso la scissione?) che però già esiste da molti decenni. Personalmente sono convinto che ci troviamo a vivere un periodo storico denso di eventi apocalittici, alcuni dei quali sono già evidenti, mentre altri sono ormai prossimi. Hai ragione quando dici che siamo di fronte ad una guerra, però non è la prima volta che la chiesa cattolica ha dovuto affrontare scismi per restare fedele alla verità. Non sono d’accordo con te se, come mi sembra di capire, vuoi imporre il silenzio a tutti. Dimentichi che siamo figli di Dio, creati liberi. Lo scontro apocalittico che si sta verificando nella chiesa è ormai inevitabile (credo) ed ognuno deve scegliere da che parte stare.

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          • Lidia

            Sulla preghiera: certo! Mille, cento Rosari, soprattutto dopo aver peccato. L’importante è rendersi conto di peccato e che Dio non accetta un sacrificio (un Rosario, una Messa) se prima non si è chiesto scusa al fratello. Parola di Vangelo. E per rendersi conto di peccato, serve fare esame, serve parlare con Dio. Questo volevo dire. E se noi continuiamo a guerreggiare e insultare, per esempio, e poi ce ne andiamo tranquilli a Messa beh…io non starei con la coscienza tranquilla, ecco.

            No, non voglio imporre il silenzio (anche se a volte penso che meno interviste, meno post e commenti su blog e vari e meglio sarebbe… :)). Voglio imporre una cultura in cui se tu la pensi diversamente da me, financo sulla Transustanziazione o sulle abitudini sessuali, rimane comunque un soggetto da rispettare, cui mai ci si può rivolgere con termini quali “porci eretici”, o “bigotti frustrati”; “pregate che noi limoniamo” o “sodomiti vi aspetta l’Inferno”; vorrei un web nel quale la “guerra” di cui tu parli si strasformasse in rispetto reciproco.
            Tu credi che il cardinal Kasper e il Papa ci vogliano tutti omosessuali, sodomiti, divorziati, donne preti e amoralità dilagante? Padrone di pensarla così. Però ci sono modi e modi per dirlo, soprattutto visto che è una teoria e non una certezza; e soprattutto non si può tacciare chi la vede in modo diverso di non essere un buon cristiano.

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            • Lidia

              Peraltro sono ecumenica: ho visto certi insulti ai “tradizionalisti” sparati in nome della misericordia di papa Francesco da far impallidire gladiatori romani.
              Insomma, capisco la gravità della faccenda, sono sinceramente – davvero – compresa dello stato d’animo di noi tutti (sono in gioco valori importantissimi, e non è lecito tirarsene via, come non fosse nostro compito).
              Però Giancarlo, mi e ti e ci ripeto: non così. Non così. Non così. Vale per me, vale per te, vale anche per le interviste dei cardinali, vale per tutti. Non così.

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          • @Giancarlo e tu da che parte sceglierai di stare?
            La Chiesa la fai tu?
            Anche Lutero la pensava all’incirca così… 😉

            Infatti siamo liberi …anche di seguire l’ubris dei nostri pensieri … amplificati dai soloni del web e dei media 😐

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            • Giancarlo

              Lidia, purtroppo non credo che il problema sia quello delle buone maniere. La chiesa è sull’orlo di uno scisma e non possiamo immaginare di superare questo momento dialogando amabilmente. Qualcuno deve fare un passo indietro perché coesistono posizioni inconciliabili su questioni fondamentali. Questo processo di disgregazione è cominciato molto prima dell’avvento di papa Francesco, ma con papa Francesco il processo ha preso grande velocità. Continuo a sperare, contro ogni evidenza, che papa Francesco non intenda dare il benché minimo riconoscimento a situazioni di palese e grave peccato, quali l’adulterio e, peggio, le unioni omosessuali. Spero che sia lontano mille miglia dalle scellerate parole di mons. Bruno forte e dalle rivoluzionarie proposte del card. Kasper. Non dimentico però che sia Kasper che Forte sono stati voluti, incoraggiati, sostenuti e lodati da papa Francesco. Chi, invece, si è opposto con forza a questi due campioni di mondanità, è stato bacchettato ed umiliato da papa Francesco.

              Io, Bariom, sto dalla parte di chi è stato bacchettato ed umiliato, dalla parte della dottrina e della tradizione. Non dimentico le chiarissime parole di Gesù sul matrimonio.

              E PREGO PER IL PAPA, affinchè non tradisca la sua missione.

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            • Perfetto… preghi per il Papa, ma lo accusi del peggio possibile e non stai quindi con il Santo Padre… (posizione scismatica la tua appunto), ma sostieni di difendere altri/altro in nome del Vangelo…
              Hai già detto tutto 😉

              Seguendo la tua razio verrebe poi da chiedersi: come “dialogare” con te?

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            • Giancarlo

              Io sto con il santo padre, ma prego perché non tradisca. Il tradimento da parte del papa, anche su questioni di dottrina, è una possibilità reale, credo. In ogni caso IO SONO CATTOLICO E VOGLIO MORIRE CATTOLICO, insieme con il cardinale Burke, Pell, Caffarra, con i cardinali africani e tutti quelli che SI SONO FIERAMENTE OPPOSTI ALLE CAGATE DI KASPER E FORTE e per questo sono stati bacchettati ed umiliati da papa Francesco.

              Il dialogo, come ho detto nel precedente commento ( …non possiamo immaginare di superare questo momento dialogando amabilmente. Qualcuno deve fare un passo indietro perché coesistono posizioni inconciliabili su questioni fondamentali.), NON SERVE A NIENTE quando si parla di dottrina.

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            • Se Dio te lo concede morirai cattolico …assieme al Cardinal Kasper (se anche a lui sarà concesso), nonostante le sue “cagate” e le TUE. 😉
              Perché il tradimento di tutti, è una CONCRETA possibilità…
              Io però scommetto di più sulla fedeltà del Papa che sulla mia e più della mia e dei mie tradiemnti mi preoccupo…
              Ma tu fai pure, visto che hai questa capacità di “visioni apocalittiche” 😉

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            • Giancarlo

              Se morirò cattolico DIPENDE DA ME, non da Dio. Ed anche la concreta possibilità che il papa tradisca dipende da lui, non da Dio.

              Io poi preferisco scommettere sulla fedeltà di Dio che su quella del papa, questo in generale. Parlando poi di papa Francesco, diciamo che spero contro ogni evidenza. A scommetterci però non mi azzardo.

              Sulle visioni apocalittiche, io mi rifaccio alle profezie di parecchi santi degli ultimi secoli. Ce ne sono alcune che fanno accapponare la pelle per la precisione con cui sembrano descrivere questi tempi. Peraltro, intendiamoci bene: non credo affatto che siamo alla fine dei tempi, caratterizzata dalla universale apostasia, dall’avvento dell’Anticristo e dalla fine del mondo profetizzati dal Libro dell’Apocalisse. Credo, piuttosto, che siamo ad una prefigurazione, un anticipo diciamo, una prova generale della fine dei tempi. Del resto ce ne sono stati già altri di momenti di crisi della chiesa, in cui tutto sembrava perduto. Soprattutto, credo alla promessa fatta dalla Madonna a Fatima, quando ha promesso che alla fine il suo cuore immacolato trionferà, Fatima, 13 Luglio 1917.

              Tra MENO DI TRE ANNI festeggeremo il centenario.

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  5. Mentre parli a loro di Dio,parli a Dio di loro.

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  6. 61angeloextralarge

    Carissimo Don Fabio… mi piaci come sei e mi dispiace non abitare a Roma…. Mi piaci perché ti interroghi e interroghi il Signore. Mi piace perché sei “vivo” e collabori anche nelle torte e sono certa anche in altre cose utili.
    Smack! 😀

    N.B.: dall’espressione direi che ti stavi divertendo. Ammettilo! Ahahahahah! 😉

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  7. Giampiero Cardillo

    “I libri cperti di povere testimoniano come egli( il sacerdote n.d.r.)non ha pensato più allo studio. Quel poco di scienza che si era acquistata in seminario svanisce; tutti gli ideali che si erano accarezzati nei fervori della prima giovinezza cadono dinanzi alla dura realtà della miseria; le lotte della società che non trova la via della Proia salute non lo interessano, o lo interessano solo tanto quanto possono interessare un uomo che ha lo stomaco vuoto e deve pensare a guadagnarsi il pane per farlo stare a tacere, un uomo che ha debiti e deve pensare a far denaro per pagarli; l’istruzione del popolo, e più che l’istruzione l’educazione , non tira per nulla la sua attenzione; egli ha altro da pensare; ha da pensare a tutte le esigenze della sua vita , a tutte le esigenze della sua famiglia. Non solo il clero non esercita in Sicilia una missione civile, sociale, ma neppure la sua missione religiosa. Poiché a considerare che la necessità di guadagnare il pane non dá il proprio ministero, getta sovente il prete nelle faccende di una vita tutta secolare scia, lo rende quasi sempre schiavo dei grossi borghesi della cittadina e del passetto e lo fa cadere nel disprezzo e nella non curanza del popolo. Di qua i preti galoppini, i preti tanto interessati, fuori dal programma nostro, nelle elezioni amministrative e anche nelle politiche, a far eleggere questo o quell’altro signor liberale. Chi avvicina la maggior parte di questi preti osserva subito come essi siano estranei non solo a tutte le grandi questioni del giorno, nelle quali dovrebbe portare una parola di luce , di consiglio, ma che essi non hanno nessun gusto delle cose di religione , e che questa religione essi la concepiscono in modo sì gretto da dar ragione a coloro che la tengono per cosa da ignoranti , di femmine , di bimbi.” Venerabile don Luigi Sturzo.
    Per fortuna non sei così. Con tutti i pesi e le contraddizioni che procura non essere così.

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  8. Bess

    Che bello sarebbe avere Gesù nella porta accanto, avere una porta a cui bussare quando non ce la fai più. Che poi è una cosa così semplice e così difficile, la disponibilità a esserci per un altro. Anni fa un prete mi disse : “io per te ci sono”, Mi rimane come una delle cose più belle che mi sono sentita dire, una specie di carezza di Gesù.

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    • Hai proprio ragione Bess, e in fondo quello che tu dici è il vero motivo per cui ho scritto questo post.
      Lo so anche io che tanti parroci sono scorbutici e irraggiungibili, altro che “Gesù della porta accanto” e credimi è la vera ferita del mio cuore, perché io vorrei veramente esserci per tutti, sempre disponibile, sempre pronto, ma con una parrocchia di diecimila persone, di cui almeno 500 più assidui, con un centinaio di “figli spirituali” che giustamente chiedono colloqui, con una intensa attività anche extraparrocchiale (tra predicazione, lezioni all’università e vari impegni politici e sociali) semplicemente proprio non ce la faccio

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  9. Bess

    Io penso che quando uno ce la mette tutta si vede. Noi non siamo onnipotenti e non possiamo esserlo, possiamo però mettere il cuore e l’anima in quello che facciamo e quando qualcuno lo fa si vede.
    Il lavoro o la missione di che di prende cura degli altri è bello e faticosissimo e il rischio è quello di non prendersi abbastanza cura di se stessi.
    Acneh io ho incontrato preti scorbutici e a dire la verità ci sono rimasta male, però quando si incontrano preti che lo fanno sul serio, e ce ne sono, si dimentica tutto e si ama di più Gesù. Grazie

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