18 risposte a “Liturgia, buonismo e martirio

  1. Un amico timido (Maurizio) mi manda questo commento, ve lo offro:

    Voglio morire aggrappato ad una roccia, non ad una poltrona d’acqua.
    Non siamo mai stati una religione alla moda. È vero che abbiamo avuto lo stato vaticano, leggi fatte per accontentare i preti, ma diciamocelo chiaramente, non è che fossimo molto simpatici nemmeno in questi casi. Che fare allora, come potremmo diventare alla moda e seguire lo spirito, se si può dire spirito?
    Proviamo a fare questo esercizio intellettuale, non facciamo i bacchettoni con idee stantie e tutti gli annessi e connessi
    Gesù è nato e cresciuto con Maria e Giuseppe. Il fatto che :
    a) fossero un uomo e una donna
    b) sposati
    c) credenti
    è da considerare un semplice incidente letterario.
    Volendo potremmo anche dire che Maria non era promessa sposa, che Giuseppe non riconobbe il figlio, e che andarono a convivere per mantenere le apparenze, d’altronde basta togliere alcune frasi per far tornare tutto
    Elisabetta e Zaccaria hanno scelto di abortire da giovani perché
    a) volevano divertirsi
    b) Zaccaria aveva una carriera
    c) Elisabetta non voleva sciuparsi la linea
    d) Elisabetta voleva essere pronta
    e ricorsero alla fecondazione assistita al momento opportuno perché insomma, un po’ di vergogna a non avere nemmeno un figlio c’era comunque.
    Gesù ha aspettato trent’anni per apparire in pubblico perché doveva fare coming out. I vangeli non possono dirlo apertamente, ma insomma, andava in giro con 12 uomini.
    Le parti in cui dice uomo e donna vanno lette come “uomo o donna, anche contemporaneamente” e
    se si dice “non separi ciò che Dio ha unito” allora basta non sposarsi o sposarsi solo in comune e il problema non si pone.
    Insomma, con un po’ di riscrittura del Vangelo possiamo venire tranquillamente incontro a quello che lo “spirito” del mondo ci suggerisce.
    Naturalmente questo determina anche che andranno corrette alcune cose dell’Antico Testamento. Questo forse sarà più complicato, insomma, farsi criticare dagli ebrei può essere controproducente, ma basta non toccare le cose che riguardano la terra promessa e poco altro, e si fa tornare tutto.
    Poi, per quello che riguarda aborto, eutanasia e altre cosette, basta dire “effettivamente non è scritto NO a queste cose”
    A questo punto abbiamo risolto numerosi problemi. Ma ne rimane uno.
    Perché Gesù è morto in croce? No, perché questo proprio non ci si fa a toglierlo, lo dice troppe volte che deve morire, poi cosa diciamo a quelli dell’Isis, smettete di crocifiggere le persone che non è più di moda?
    Cosa ci inventiamo, che non esiste la croce, non è mai esistita? No, perché capisco che si possa inventare che “l’amore vince” oppure dire, nel senso che vogliamo “ama e fa ciò che vuoi”, ma per dire questo nei primi trecento anni di storia cristiana la gente è morta per testimoniarla, quindi diventa un po’ problematico spiegare Love senza Cross.
    Capisco che senza toccare nulla abbiamo una religione che è una roccia, che ha i suoi pregi ed i suoi difetti. Se vuoi fare delle fondamenta solide, servono le rocce (non uso il riferimento del vangelo perché è troppo facile), se arriva una tempesta ti leghi ad una roccia per salvarti e non farti trascinare via dal vento. Poi, magari è difficile far capire che sì, la roccia è dura ed in testa fa male, ma magari se ci fanno spiegare non importa la tiri addosso a qualcuno, posso anche fartela vedere per farti capire che è bella.
    Se invece faccio tutte le variazioni che servono per essere alla moda, non è che mi rimanga qualcosa di solido. Ho qualcosa che posso toccare, ma afferrare strettamente non so, quasi come una poltrona ad acqua. Mi posso anche sedere, ma devo stare fermo, come cambio posizione cado. Se poi l’afferro, non mi garantisce una presa sicura. Se poi allargo la poltrona d’acqua per non cadere, non è che la renda più solida, ci salgano più persone ma il problema rimane. Insomma, se non è solida non è colpa della roccia. Si può anche cambiare il significato della parola solida, ma insomma, il contrasto esiste comunque.
    Che si fa allora, trasformiamo la nostra religione in una poltrona d’acqua?
    Mah, sinceramente non so se sia poetico, epico, coraggioso vivere e morire aggrappati ad una poltrona d’acqua. La roccia mi pare di più.

    Piace a 1 persona

  2. Martina

    Grazie a Don Fabio e anche a Maurizio per averci fatto iniziare il sabato con una riflessione forte. Dura. E utile. GRAZIE!

    "Mi piace"

  3. È vero solo la “parola” che viene da Gesù è verità e solo lei porta pace nei cuori
    Il resto in questo mondo è solo falsità e il cuore fa male quando vede e constata
    Questa falsità

    "Mi piace"

  4. Paolo Rivera

    Grazie don Fabio per queste parole, ho solo un piccolo rimprovero:
    aumenta un po’ la frequenza dei tuoi preziosi interventi sul blog, per favore…

    "Mi piace"

  5. Lidia

    A me viene una riflessione che probabilmente non è un granché venendo da me ma vorrei darla lo stesso…anche se magari dico solo un monte di sciocchezze….

    Gesù lo mettono in croce gli Ebrei che osservavano alla lettera i 622 precetti della Torah, non Erode l’adultero (interessante, questo). In altre parole, lo mettono in croce coloro che mettono la verità aldisopra di tutto il resto – Gesù bestemmia (potevano dargli torto? Potevano? Secondo la legge, Gesù DOVEVA morire – e vabbè, tu ne sai 1000 volte meglio di me di Torah!). Vero è che mettono in croce ALTRI (Gesù) e non se stessi (differenza enorme, non è che io voglia sminuire il martirio).
    Ma penso che siamo noi uomini ad aver rovinato il dialogo. La croce non era nei piani di Dio; sicuramente Dio non vuole che noi moriamo in croce circondati da odio ma vuole molto di più che moriamo nel nostro letto avendo attorno persone che abbiamo reso felici con la nostra vita. Ovviamente può succedere che per testimoniare la verità arrivi la croce; io penso però che se si arriva a quel punto è per colpa nostra. A volte è inevitabile, ma non credo che la croce si debba vedere come un gloria. La croce è il fallimento totale – tranne quando la croce serve a salvare. In Gesù il fallimento totale è la salvezza totale; nel nostro caso, certamente troviamo croci che sono salvezza, ma attenzione a dire che tutte le croci sono salvezza, perché non è vero.
    In altre parole, credo ci voglia più coraggio a dialogare portandosi appresso altri che a morire in croce da soli. Anche se la seconda scelta dà molto più splendore al nostro narcisismo, e ci fa guadagnare punti-martirio.
    Ovviamente, don Fabio, non dico che quando tu dici di voler morire in croce tu sia un narcisista affetto da martirismo! Parlo di un atteggiamento uguale e contrario a quello che tu chiami buonismo, in generale.
    Tu scuramente vedi la croce giusta – io mi preoccupo però che le riflessioni come la tua spingano a vedere come croci giuste anche croci sbagliate – e purtroppo ne nevdo tanti esempi in giro.
    Magari mi sbaglio tragicamente, eh..non so, non credi che ci sia questo pericolo? Il pericolo che cercando la “nostra” croce si perda la bellezza di un prefazio che indica un’altra croce, che forse è meno splendente di martirio ma più feconda di salvezza?
    (o magari sono io che non ho coraggio di martirio e mi nascondo dietro sofismi, può essere…devo pregarci su)
    Un abbraccio.
    Lidia

    "Mi piace"

    • Lidia

      (errata corrige: potevano darGli RAGIONE. ovviamente…)

      "Mi piace"

    • I tuoi commenti cara Lidia sono sempre stimolanti e qui poni una domanda da far “tremare le vene ai polsi”, come dice padre Dante: la Croce era necessaria?
      Ti consolerà sapere che per quasi mille anni i teologi si sono rotti la testa intorno a questa domanda e ancora non c’è una risposta univoca.
      Per parte mia voglio restare al dettato biblico, senza addentrarmi nelle speculazioni astratte, che per mia natura non mi appartengono, e se apro la lettera agli Ebrei trovo una bellissima teologia del sacrificio, dove si dice chiaramente che, perché una alleanza abbia valore, è necessario un sacrificio. In particolare il versetto su cui richiamo la tua attenzione è questo: “Ora, dove c’è un testamento, è necessario che la morte del testatore sia dichiarata” (Eb. 2,16).
      Dunque Cristo doveva morire perché l’uomo entrasse in possesso della sua eredità, per usare le metafore dell’autore di Eb.
      Fin dall’inizio Dio ha creato l’uomo capace di male e quindi capace di ferirlo, di offenderlo, di farlo soffrire e questo è il mistero immenso della misericordia di Dio, che deliberatamente crea un essere bisognoso di perdono. Come è possibile questo? La sola risposta possibile l’ha data S. Ambrogio nel suo bellissimo commento al racconto della creazione, quando ha scritto che Dio si riposa perdonando, che trova cioè la sua gioia più grande nel sacrificio, dato che chiunque abbia perdonato almeno una volta nella sua vita sa che perdonare è un po’ morire.
      il punto della questione è che bisogna rovesciare il senso della croce rispetto alla vulgata corrente: la croce è una festa, è una gioia. ne hanno dato una testimonianza bellissima i ventuno martiri massacrati dall’Isis sulla spiaggia, che sono morti cantando.
      Non perché uno ami il dolore, ci mancherebbe altro, non siamo né scemi né masochisti, ma perché uno ama Gesù e vuole immensamente essere come Lui e con Lui e perché uno ama proprio le persone che lo uccidono e quindi è pronto a farsi uccidere piuttosto che tradirle negandogli la possibilità di conoscere la verità (cosa che accadrebbe se, per un malinteso dialogo, che in realtà è vigliaccheria, si tirassero indietro).
      Non ce l’ho con il dialogo in sé, sia chiaro, credo infatti che quello che ci viene oggi spacciato come dialogo non lo sia affatto: il dialogo presuppone due dialoganti che partano da posizioni chiare e ferme ed abbiano una base comune di discussione, in nessun modo è una ricerca del compromesso, ma semmai di una verità comune nascosta.
      Per fare un esempio concreto abbiamo spazi enormi di dialogo con il mondo islamico e quello ebraico a partire dalle teologia della Creazione (che significa avere una base comune quando si parla di antropologia o di ecologia), ed abbiamo uno spazio enorme di dialogo con il mondo ateo se parliamo di Ricerca interiore, senso religioso e passione per l’assoluto (io ad esempio spesso mi intrattengo a chiacchierare con Leopardi), ma in nessun modo posso dialogare né con Ebrei né con i non credenti se il presupposto del dialogo da parte loro è chiedermi di mettere da parte il Vangelo, perché un Cristo che non c’entra con tutto della mia vita non mi interessa e non esiste.
      Tutto questo conduce alla Croce dritto per dritto (come si dice a Roma, a Brema come si dice?) e la cosa mi rallegra e mi fa felice, perché è esattamente ciò a cui aspiro

      "Mi piace"

      • @Don Fabio perdonami…

        “Fin dall’inizio Dio ha creato l’uomo capace di male e quindi capace di ferirlo, di offenderlo, di farlo soffrire e questo è il mistero immenso della misericordia di Dio”

        Bisogna credo fare attenzione a non “antropologizzare” troppo Dio.
        Io NON posso ferire, Dio! Io NON posso OFFENDERE Dio (offendere poi può essere sinonimo di ferire)… non posso farlo “soffrire”, perché NON sarebbe Dio, ma “qualcuno” a cui io, creatura, posso togliere qualcosa, che posso arrivare a ledere.

        Dio ha scelto di farsi Uomo in Cristo e patire nella sua Umanità, il patire umano di Dio essendo anche un patire “divino” (in Cristo sono presenti le due nature) ha fatto sì che questo Sacrifico assumesse un valore incommensurabile che ha potuto estendersi ad ogni Uomo di ogni Tempo.

        Ecco che la sofferenza anche umana riposta in Dio, in Cristo, con Cristo e per Cristo, riacquista ogni volta in chi santamente la accetta nella libertà (anche Cristo era libero di scegliere) un valore salvifico che si “ri-attualizza” e ancora oggi porta frutto.

        Così il peccato che “offende” Dio, lo offende nella sua presenza viva terrena che è la Chiesa, Corpo mistico di Cristo e come Cristo si è lasciato offendere, moralmente e fisicamente, così è possibile recare offesa alla Chiesa, “corpo” mistico e materiale.
        C’è poi un altro aspetto interessante, Cristo pur ridotto a “larva d’Uomo”, tanto che davanti a Lui ci si copriva il volto, non è stato offeso, leso, spezzato nella sua essenza profonda.
        L’integrità profonda dello Spirito è quella che meriterà al credente il riacquistare della integrità anche fisica nella Resurrezione della carne… (come fu per Cristo primogenito dei morti)

        Scusami mi sono lasciato trasportare…non voglio insegnare a te, nè penso queste mie parole bastino a riassumere o esaurire argomenti che hanno visto fiumi di scritti, ma mi pareva corretto puntualizzare meglio.

        Piace a 1 persona

    • @Lidia i Farisei e i sacerdoti del tempo (non tutti in verità), non mettono in croce Cristo per osservanza della Legge o perché mettono la verità al di sopra di tutto (di fatto la usano anche per cercare di cogliere in fallo Cristo senza mai riuscirvi). USANO la Legge come pretesto SOLO per non perdere il loro POTERE sul Popolo e tutto ciò che comportava.
      E muovendo le leve del potere fanno si che dal potere romano venga materialmente ucciso Cristo (la croce era supplizio di condanna ramano non giudaico).
      Diversamente per bestemmia lo avrebbero semplicemente lapidato.

      "Mi piace"

      • Lidia

        sì, certo.
        io però credo (posso sbagliare) che ci siano anche stati alcuni che lo hanno ucciso (o, almeno, che non hanno protestato) “in buona fede”. Negarlo secondo me non diminuisce la colpa, ma aggiunge tragicità – non solo ingiusta condanna, ma anche in nome di Dio.
        Io credo che ci siano jihadisti in “buona fede” (tragicamente errata, anche all’interno di una prospettiva di fede musulmana) – dobbiamo sempre distinguere una religiosità distorta da una religione usata a scopi diversi (potere, denaro, sesso, ecc.); ma la prima purtroppo esiste, ed esiste anche fra i cristiani. E conduce al “martirismo” che poi si traduce in “lapidismo” (cioè io pseudo-martire mi sento in diritto di lapidare coloro che mi martirizzano). Non c’entra niente col sano martirio di cui, credo di aver capito anche dalla sua replica, don Fabio parla, o tu; ma come negare che il web cattolico non sia piano di “fulgidi” esempi di questo martirismo…(o magari mi sbaglio io; e può essere).

        "Mi piace"

  6. La Croce non è solo la Croce del Martirio e Croce è anche morire in un letto attorniati dai nostri cari, morire di tumore a 40 anni. E’ Croce per chi la vive sulla pelle e per chi assiste umanamente impotente.
    Non so quante siano in realtà le morti “da film”, certo ci sono state sante e serene morti da Santi, ma i Santi già ne avevano provate e di ogni sosta di Croci e in Cristo ne erano usciti vittoriosi.

    Senza Croce non c’è Salvezza, senza Crosce, non c’è esperienza di RESURREZIONE e finiamo per farci una falsa idea di Dio e del Suo modo di essere Padre per noi, come noi di essere Suoi figli per Lui.

    La Croce poi è a volte l’unico modo per richiamare un Uomo a Dio… croce benedetta.

    Non occorre implorarla la Croce, perché se siamo Cristiani, la Croce non mancherà alla nostra vita… c’è da pregare e implorare che “giunta l’ora”, non si fugga, non si abiuri, non si bestemmi, non si giudichi Dio, non ci si ribelli, perché anche Cristo ha sudato e sangue e ha chiesto al Padre “se è possibile”… ma con cuore aperto di fiducia e amopre per la Volontà del Padre, ha bevuto sino in fondo l’amaro calice.

    Piace a 1 persona

    • Lidia

      certo Bariom, la tua risposta è bella e apre un commovente squarcio sulla tua vicenda personale e della tua prima sposa, e lungi da me dire ceh ciò non sia croce, anzi. San Josemaria Escriva diceva che il martirio che desiderava era morire in un letto vecchio ma spremuto come un limone per aver vissuto servendo Dio; ed è martirio lo stesso (credo che sia anche ciò cui si riferisce don Fabio, non penso stia facendo le valigie per andare a predicare il Vangelo a Kobane…).
      Mi riferivo solo ed esclusivamente alla croce come risultato della testimonianza della verità e come sofferenza imposta da altri, solo a quel tipo di croce.
      Che poi la croce sia parte integrante della vita di ogni uomo, basta guardare il nostro collega d’ufficio o chiunque abbiamo accanto ora per saperlo; io avrei tante cose da dire su come credo Dio salvi attraverso la croce ma non voglio addentrarmici ora.
      Peraltro, parlando, mi viene in mente che effettivamente la croce del martirio nascosto, del dialogo, è tanto croce quanto quella del martirio dei nostri fratelli copti, ripeto, credo sia quella cui don Fabio accenna e io ho solo considerato un pezzetto della sua interpretazione…

      Piace a 1 persona

  7. Non c’è dubbio Lidia e anch’io ho voluto aggiungere il mio pezzetto…
    La Croce, come albero rigoglioso della Salvezza, ha tanti rami e affonda le radici in tante realtà.

    "Mi piace"

  8. il mistero della Croce è sempre fecondo di mille meditazioni diverse, non per nulla è il cuore della nostra fede, il vero “Caso serio” (Ernstfall), per citare Von Balthasar, con cui sta o cade il Cristianesimo stesso.
    Anche per questo mi arrabbio quando perfino nella Liturgia la vedo praticamente rimossa ed ignorata.
    Tra queste vorrei riprendere una cosa che diceva Bariom a proposito della “sofferenza” di Dio.
    La questione in realtà è capitale, perché a me sembra un’eresia assai peggiore pensare un Dio impassibile, nel senso platonico del termine, che pensarlo sofferente. Come potrebbe dire di amare l’uomo un Dio che restasse indifferente di fronte al dramma del suo smarrimento? Amore ed impassibilità non si coniugano insieme e del resto non c’è una riga della Bibbia in cui Dio appaia impassibile, anzi al contrario: il Dio biblico piange, si incazza, si commuove, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento… è decisamente un Dio “patetico”.
    Certo, so bene che il patripassianismo (cioè l’idea che Dio Padre soffra come il Figlio) è un’eresia, eppure non si può nemmeno pensarlo indifferente di fronte alla Croce, altrimenti il Dio d’amore si dissolve in un mostro logico ed impersonale e diventa il Dio dei deisti e non più quello del Vangelo, un padre che manda cinicamente a morire suo figlio per obbedienza ad una legge stabilita. Onestamente a un dio così non potrei credere.
    La quadra, mi sembra, si può trovare solo formulando questa tesi (audace, non dico di no): La sofferenza del Padre non altera la sua perfezione perché è compresa ab aeternum nel progetto globale del suo amore. In altre parole non è una diminuzione della sua perfezione, perché se soffre è perché lo ha voluto, Egli non subisce la sofferenza passivamente, ma la sceglie e la vuole positivamente come momento del processo globale della salvezza dell’uomo.
    Questo implica anche che la gioia rimane la dimensione fondamentale della vita del Padre (se si può tentare una cosa come una “psicologia di Dio”), perché nella sua eternità egli esperisce contemporaneamente tutto lo sviluppo della Storia della Salvezza, il che significa che, dal suo punto di vista, la Croce, la Risurrezione e la Salvezza finale non sono momenti separati, ma aspetti diversi di un’unica esperienza.
    Mi scuso per qualche inevitabile antropomorfismo, ma spero di essere riuscito a chiarire il mio pensiero

    Piace a 2 people

    • Ecco questa quadra mi piace 😉

      Ma pensato che Dio sia un “essere impassibile” giacché è capace di “viscere di Misericordia”, ma la differenza sta tutta lì: Dio “soffre” (usiamo sempre termini approssimativi), per Sua precisa scelta di Amore, NON perché qualcuno possa nuocergli.

      E ciò che sostenevo parlando della sofferenza del Figlio… per quante sofferenza gli siano state inflitte, ha scelto e accettato la via della sofferenza per Amore. In quanto Dio, avrebbe potuto “spazzare via” chi gli nuoceva con un semplice gesto.

      Non è forse l’ultimo degli sbeffeggiamenti che ha ricevuto sulla Croce?
      “Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!”

      "Mi piace"

      • …E proprio il fatto che Dio scelga deliberatamente di soffrire svela il mistero sconcertante della sua misericordia…
        È per questo che non sopporto l’irenismo, appunto perché inevitabilmente finisce con il togliere dal quadro la sofferenza, che invece ha un valore immenso, anzi è tutta lì la cifra del Dio Cristiano

        "Mi piace"

  9. Giampiero Cardillo

    Eppure noi tutti chiudiamo la preghiera che Gesù ci ha insegnato con “…liberaci dal male”. Certo lo imploriamo dopo aver preso l’impegno di “amare” noi e gli altri, la giustizia, la tolleranza, la solidarietà. Ma soprattutto, nell’incipit, l’aver accettato il sacro, il misterioso, la roccia dove si sono sfracellati i cervelli di un milione di teologi. Ma anche quella è libertà, fino al libertinismo intellettuale. Ma il nostro credo tratta di un Figlio di Dio che è venuto per gli ultimi della terra, dove la Santa Liturgia per secoli ha recitato che la Salvezza è per molti, ma non per tutti, come invece la Chiesa del dialogo post-conciliare ha curiosamente riscritto e imposto nella Litugia. Gli ultimi della terra evangelizzati hanno sempre fatto minor fatica per sedersi sulla roccia del Mistero, aspettandosi misericordia da Dio in un’altra, miglior vita. Hanno capito poco, ma hanno capito l’essenziale. Hanno creduto a una promessa fatta da un Uomo morto per tutti, a testimonianza dell’Amore di Dio per le Sue creature. E non fanno fatica a non “dialogare” con chi crede in un Dio immoto, anaffettivo o perfino crudele, vendicativo. Ad accettare il rischio di vivere dentro un rigido insegnamento divino, sapendo di poter ancora fallire, come hanno fallito mille volte. La croce che hanno portato per una vita intera li rende pieni di speranza. La scorciatoia Agostiniana ” ama e fai ciò che vuoi” va bene per gli istruiti, i dotti, i curiosi, i sapienti. Va bene per il resto dei molti che, sommati ad essi, diventerebbero molti di più, ma non ancora tutti. Non mi pare vada bene per chi si accorge che eliminando intere categorie di contribuenti obbligati a versare una decima (la Chiesa tedesca) ha sfornato dieci teologi relativisti l’anno, che hanno sdoganato comportamenti impunemente tollerati, finanche nell’alta gerarchia, seguendo e dando forza ai nemici della Chiesa che, dagli anni ’70 in poi, hanno smontato anzitutto il Mistero, e poi semplici regole utilizzabili da tutti, anche dagli analfabeti, per arrivare al dottissimo “ama e fai ciò che vuoi”. La Croce non c’è mai nei discorsi alla radio dei men che cripto-eretici di Bose, che avvelenano di parole i pozzi della dottrina, nel deserto di morale e di etica che attraversiamo ogni giorno.
    Quanto alla Croce che invochi, Caro Fabio, quella delle occasioni di Martirio si appresta velocemente. Per molti cristiani è già oggi una realtà, che qualcuno affronta cantando. Quella della sofferenza che procura il vedere la bestia che avanza con moto accelerato è già fra noi dal 1918.

    "Mi piace"

Lascia un commento