E puntualmente come dopo ogni strage sono arrivate le parole di scusa e di esecrazione dei terroristi. Belle parole devo dire, forse perfino sincere. Vi invito soprattutto a leggere quelle dell’imam Karabila (nella foto che pubblico) che sono particolarmente toccanti. Ma posso aggiungere che non mi bastano?
Se vuole essere credibile in queste richieste di scuse il mondo islamico deve fare due cose molto precise, che coinvolgono peraltro un vero cambiamento, uno strutturale e l’altro teologico, avrà la forza e soprattutto la volontà di farlo?
Mi spiego meglio. Innanzitutto è indispensabile che la comunità islamica vigili molto di più sui predicatori. Non è possibile che qualsiasi pazzo fanatico possa parlare a nome di tutta la umma. Questo naturalmente richiede però la formazione di un clero e di un organizzazione centrale a cui il clero risponda. Faccio un esempio: se un prete incitasse non dico alla guerra santa, ma anche solo al disprezzo nei confronti dei musulmani sarebbe immediatamente richiamato dal suo vescovo e nei casi più gravi anche rimosso dal ministero. Tutto questo nell’Islam non accade appunto perché non c’è un clero vero e proprio e la struttura della comunità è sostanzialmente acefala.
Capisco bene che una riforma strutturale di questa portata è quasi una rivoluzione, però mi sembra indispensabile se la umma vuole presentarsi nel mondo occidentale come un interlocutore credibile degli stati e delle chiese. Finehé lascerete libero chiunque lo desideri di incitare al massacro dei cristiani, come potremo credervi quando chiedete scusa?
La seconda riforma assolutamente necessaria è teologica. è evidente che un conto è vivere la sharia in un paese arabo o a maggioranza musulmana e un conto completamente diverso è viverla in un mondo laico, in mezzo a culture diverse. La sfida teologica enorme di fronte a cui si ritrova oggi il mondo islamico quindi è quello di ripensare la sharia, non per ammorbidirla o renderla meno esigente, solo il pensarlo sarebbe giustamente ritenuto un offesa, ma per renderla praticabile in un mondo totalmente diverso.
Tutta la sfida in realtà si gioca qui e sono ben consapevole che una riforma teologica di questa portata richiede secoli, ma se mai si inizia mai si finisce. Del resto anche dal mondo islamico si levano voci che in fondo richiedono proprio questo. Vi propongo ad esempio di leggere questo ottimo articolo tradotto da Andrea Lonardo.
Quindi Imam Karabila e tutti voi altri, grazie delle scuse, ma se volete essere credibili mettervi al lavoro, perché i morti sono già veramente troppi
Ha perfettamente ragione Don Fabio e hai toccato uno (tra i tanti) punti dolenti che rendono tuttla la situazione complessa e tante affermazioni poco credibili…
Purtroppo temo sia utopico anche chiedere e sperare in un cambiamento così radiacale della “struttura” dell’islam (in tempi poi brevi…)
Sarebbe invece il caso che TUTTE le moschee e i vari imam, permettessero – e se non lo si permette li si obbliga per legge – che i loro insegnamenti fossero controllabili e comprensibili (a cominciare dalla lingua).
Mi pare che nelle nostre chiese, nessuno possa impedire a nessuno di venire ad ascoltare una omelia, piuttosto che incontro di formazione o catechesi, o anche registrarla o altro… o sbaglio?
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Non vorrei mai che ci fosse un controllo di stato sulla predicazione, ne va della libertà di religione. Sarebbe assai meglio se fosse la stessa comunità islamica ad autoregolamentarsi.
Anche perché solitamente la predicazione avviene in arabo, quindi non facilissima da controllare per i nostri pur bravi poliziotti
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Non si tratta di “controllo di stato” ma impedire l’apologia di reato…
La predicazione in arabo è infatti un altro dei problemi e non prendere atto che in una moschea può essere detta qualunque cosa, non è molto confortante.
Vogliamo attendere l’auto-regolamentazione/controllo a cui fai riferimento? Beh, auguri!
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diciamo che voglio dare un credito di buona fede ai nostri fratelli musulmani?
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I musulmani non sono nostri fratelli. Noi siamo figli di Dio, lo siamo in virtù del battesimo. Non mi pare che i musulmani siano battezzati. oppure il battesimo non ci fa figli di Dio? E allora a che servirebbe?
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Giusta osservazione. Come osserva il CCC l’espressione Figlio di Dio si può usare in un senso debole, come analogia di “creatura” e in questo senso siamo tutti fratelli, però l’uso propriamente cristiano è quello liturgico, cioè il senso forte, ed in questo senso i non battezzati non sono nostri fratelli.
Diciamo che normalmente quando si parla non ci si esprime sempre ex-cathedra e quindi capita di usare espressioni imprecise
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Don Fabio manca poco alla realizzazione del cap 9 dell’Apocalisse mi dispiace dei due miliardi di musulmani che ne faranno le spese la volonta’ di Dio si realizza sempre
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