Puntualmente ogni anno il periodo del Meeting porta con sé una tempesta di giudizi discordanti su Comunione e Liberazione e anche quest’anno non abbiamo potuto sottrarci alla solita tempesta in un bicchiere d’acqua che scatena contumelie di vario tipo.
È interessante però la variazione di stile rispetto al passato. Seguendo il già collaudato schema attuato ai danni del Papa, i giornali mainstream fingono di lodare il movimento ed una sua presunta “svolta” scatenando in realtà risse interne e portando divisioni in un contesto che, inutile nasconderlo, è già fragile di suo.
Non appartengo al Movimento, ho passato in esso solo un paio di anni (e in un’altra era geologica). Troppo pochi per dire che abbia lasciato in me qualche traccia duratura, però ho stabilito in quegli anni delle splendide amicizie che durano tuttora e di cui mi onoro e quindi sento il desiderio di intervenire, non per difendere chi non ne ha alcun bisogno, ma semplicemente per testimoniare la mia esperienza e il mio amore a chi mi ha fatto solo del bene.
Oggi molti si stracciano le vesti parlando di una presunta svolta di CL che sarebbe più orientata al dialogo che all’affermazione dell’identità. Crociati della tastiera affilano pesanti spadoni ed invitano alla guerra santa, mentre i “ciellini” si sfilerebbero dalla pugna per amore del potere o della cadrega, questa è la vulgata che viene fatta circolare.
Quello che posso dire è che il “tu” a cui fa riferimento il titolo di questo meeting è da sempre tema centrale della spiritualità del movimento, che ha sempre avuto l’ “incontro” come sua propria parola d’ordine. Chi non ha abbastanza passione per l’umano da avere a cuore la gioia dell’incontro più che lo scontro delle idee, trasforma la fede in una ideologia. L’ho sentito dire con le mie orecchie dal Gius e si possono rintracciare nei suoi scritti diecimila frasi analoghe e del resto se il movimento fosse stato quell’esercito di crociati che negli anni ottanta si favoleggiava fosse non mi avrebbe mai affascinato.
Io a quel tempo ero ben poco cristiano ed ero invece attratto dall’esistenzialismo e nel Movimento trovavo gente che dialogava con Gaber, Testori, Pasolini… tutt’altro che modelli edificanti secondo certi parametri.
Si ripete così in sedicesimo, applicandolo al duo Carron/Giussani, lo schema risultato ahimé vincente applicandolo a Francesco/Benedetto. Prima ci hanno convinto che Giussani e Benedetto XVI fossero campioni della reazione e del conservatorismo, cosa falsissima (ed evidentemente falsa per chiunque li abbia studiati da vicino), ed ora provano a convincerci che Carron e Francesco abbiano realizzato una fantomatica svolta, portando la Chiesa più vicina a posizioni progressiste…
Invece dobbiamo semplicemente prendere atto che il mondo sta cambiando. Ieri la potenza culturale con cui confrontarsi era quella marxista/esistenzialista e CL ha sempre cercato il dialogo con chi stava dentro quello schema, anche partendo da una posizione indubbiamente un po’ eretica dal punto di vista marxista, come Gaber e Pasolini appunto (ed oggi Bertinotti), avendo come base del dialogo la comune passione per l’umano.
Oggi la grande sfida culturale di fronte a cui ci troviamo è quella dell’incontro con il mondo islamico, che non possiamo semplicemente demonizzare tout court ed anzi ci pone un problema, un problema serio, umano e culturale, molto prima che politico, costringendoci a ripensare e purificare la nostra stessa cultura. Accanto a questo l’altra grande sfida del nostro tempo è quella del trans-umanesimo, ovvero per dirla con il linguaggio di Francesco/Benedetto la sfida alla Creazione (tutte le battaglie politiche intorno alle questioni LGBT non sono altro che un caso specifico di questo orizzonte più ampio).
In entrambi i casi il rifiuto del dialogo è sterile e non porta a nulla. In entrambi i casi, come mi ha insegnato Giussani, la ricerca della comune passione per l’umano, e quindi l’affermazione radicale che “tu sei un bene per me”, è la sola via che può rendere possibile “L’amicizia tra i popoli” (se è questo il tema del Meeting una ragione ci sarà).
Ammetto che mentre vedo spazi per questa ricerca di dialogo con il mondo islamico, mi sembra molto più difficile farlo con i trans-umanisti, proprio perché il concetto stesso di transumanesimo esclude la possibilità di quella base comune. Per questo ho in questa materia posizioni diverse da quelle che mi sembrano appartenere ai vertici del movimento, e tuttavia ne capisco la logica e il desiderio e non mi suscitano affatto rabbia, anzi semmai una sorta di curiosità.
Dunque non solo non aderisco alla fatwa lanciata contro Carron dai suddetti crociati da tastiera, ma ribadisco le ragioni di una amicizia che è assai più grande delle (piccolissime) cose che ci dividono. Detto questo probabilmente non avrò cambiato la giornata dei miei amici ciellini con questa attestazione di stima, ma avevo due cent da mettere e li ho voluti mettere. Dixi
Grazie!
Un amore alla verità, a CL e alla sua storia non è nemmenofacilmente reperibile fra tanti ciellini.
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Troppo buona…
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Cl transumanista????? Mai sentita questa… Cosa vuol dire?
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Non ho detto che CL è transumanista, me ne guarderei bene! E poi sarebbe una palese sciocchezza. Ho detto che si sforza di dialogare anche con i transumanisti, ed è del tutto differente.
Il transumanesimo è quella posizione filosofica che vuole andare “oltre” l’umano, partendo dall’assunto che la nostra identità antropologica è interamente culturale e quindi modificabile a piacimento.
Eugenetica e ideologia gender stanno dentro questa medesima etichetta più vasta (il termine per correttezza non è mio, ma l’ho mutuato da Diego Fusaro, anche se credo che lui stesso lo abbia preso da altri) come molte altre cose. è per l’appunto quel movimento che di recente il Papa ha definito un attacco all’idea stessa di Creazione
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Uno sguardo vero sulla realtà. Grazie
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Il Cardinale Ratzinger disse nel 2005, anno della sua morte, che don Luigi si adoperò per diffondere fra i giovani la convinzione che “non ci si salva a dispetto della nostra umanità, ma attraverso di essa”.
La fede, dunque, come esperienza “ragionevole”, ma anti -illuminista che la farebbe orfana della rivelazione.
Un equilibrismo assai colto, che, però, sapeva tradurre con esempi pratici di organizzazione del pensiero in azioni concrete.
Si capisce perché, Fabio, hai amato e ami quest’uomo di Dio e le sue opere.
Don Luigi incarna ciò che risulta troppo difficile o impossibile agli uomini di Dio nel trans-umanesimo post-sessantottino. Avere un pubblico da convertire, cedendo molto, ma non la convinzione ultima che “extra ecclesia nulla salus”. Quando tutto è cominciato, nel ’68, nessuno nella Chiesa, tranne il vecchio card. Siri, aveva capito l’etero-gestione del ” movimento”.
Sui tanti, incredibili “ponti” gettati, per amore di Cristo, da quel prete brianzolo, figlio di un operaio socialista nato nell’800, appassionato sia di protestantesimo, che di ortodossia, compagno di studi e amico di tanti Cardinali e di un paio di Papi, sono passate tante anime perse, che hanno in CL ritrovato la strada di Dio. Ma su quei ponti sono passate anche le truppe nemiche ben organizzate e tanti, troppi farabutti.
Ciò che negli anni ’60, alla nascita di CL aveva senso, alla fine degli anni ’80 ne aveva meno e negli anni ’90 non ne aveva proprio più.
In Europa, almeno, è questa la situazione.
Un prete, eccezionale come don Giussani nel liceo Berchet di oggi che abbia l’ascolto che i giovani di allora riservarono a don Luigi, oggi è poco meno di un sogno, una pura illusione.
Chi getta “ponti” arditi e coraggiosi ancora oggi in Europa forse si prepara al martirio consapevole. Negli anni ’60 c’era una speranza di risveglio, ma la regia avversaria fu talmente abile e la Chiesa troppo debole……
Le Chiese troppo deboli nel mondo sono ormai spazzate via, nel sangue.
Viva don Giussani.
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