La teologia di Star Trek

Viviamo in tempi drammatici, quindi abbiamo un’ottima ragione per scherzarci su. Voglio dire che la prima qualità di un’anima cristiana, spontaneamente incline alla speranza, dovrebbe essere quella di non prendersi troppo sul serio, ben sapendo che tutto è nelle mani di Dio e “concorre al bene di coloro che lo amano”.
Quindi mentre leggo in giro da una parte raffinate analisi sulla decadenza della Chiesa e sulla sua fine imminente, e dall’altra profezie apocalittiche attribuite a chissà quale oscuro monaco medioevale o a chissà quale veggente ho pensato di dar corso a un progettino che ho nel cassetto da parecchi anni, che in realtà è poco più di un divertissement teologico, a cui dedicare solo i ritagli di tempo, ma chissà che nel tempo non possa anche servire a far del bene.
Ho chiamato questo piccolo progetto “la teologia di Star Trek” in onore alla geniale invenzione di Gene Roddenberry che ha creato la più longeva e corposa saga che io conosca, ma in effetti riguarda tutto il mondo della fantascienza, genere di cui sono da sempre appassionato.
La fantascienza, così come la cosiddetta fantasy (che ne è una sorella, tanto che solo in Italia i due generi sono separati, mentre nella narrativa anglosassone non lo sono affatto. Basta pensare alla saga di Star Wars che li mescola mirabilmente), mi sembra essere tra i generi letterari il più spontaneamente orientato alla teologia, perché ha a che fare con il mistero. Chi scrive di fantascienza o di fantasy fa interagire i suoi personaggi in un mondo dove il mistero è la dimensione ordinaria della vita, ponendoli così in situazioni estreme, e costringendoli, almeno nelle opere più interessanti, ad attingere alle riserve più profonde dell’umanità.
Questo fa sì che nelle opere di fantasy e fantascienza le questioni metafisiche siano indagate con estrema attenzione e restituisce alla gioia del lettore il gusto di una letteratura epica che ormai è completamente sparita dall’orizzonte colto.
Fantascienza e fantasy ci restituiscono la mitologia, parlano di cose eterne come il bene e il male, l’etica e il dovere, l’amore e l’odio in un modo che dopo il decadentismo ottocentesco credevamo sparito. Pensate al consapevole e titanico tentativo di J.R.R. Tolkien (il capostipite assoluto del genere) di creare dal nulla un’intera mitologia.
Il mito ha una funzione narrativa ed educativa fondamentale: crea eroi e gli eroi sono indispensabili per vivere ed educare dei figli. La celebre sentenza di Brecht “beato quel mondo che non ha bisogno di eroi” mi è sempre sembrata una colossale idiozia: l’eroe è il prototipo, il modello umano, il punto di riferimento a cui aspirare. Un mondo senza eroi è un mondo senza modelli, qualcosa che proprio non ci possiamo permettere.
Pensavo tutto questo leggendo un commento del mio amico Andrea Monda che con affetto e delicata ironia paragonava Benedetto XVI ad Obi Wan Kenobi ed allora mi son detto: perché no? Perché non ampliare lo schema e ragionare in generale di tutto questo tesoro posto nelle nostre mani da questa nuova mitologia?
Naturalmente, come esiste una mitologia buona ed una cattiva, esiste anche una cattiva fantascienza ed il compito di una “teologia di Star Trek” sarà anche quello di distinguere il grano dal loglio. Come detto ho cose più serie da fare e quindi mi dedicherò a questo a tempo perso, però di tanto in tanto appariranno qui sul blog spunti di meditazione, riflessioni ed analisi dedicati alla creatura del “Grande uccello galattico” (come gli amici chiamavano affettuosamente Roddenberry) ed in genere a tutto il mondo della fantascienza, segnalati dal tag “teologia di Star Trek”. È un passatempo da intellettuali, non prendetelo troppo sul serio, ma se qui e là affioreranno contributi più seri… bene è tutta Grazia di Dio.

16 commenti

Archiviato in Attualità, Teologia di Star Trek

16 risposte a “La teologia di Star Trek

  1. 61angeloextralarge

    Sono sicura che serviranno a far del bene… quindi attendo fiduciosa!

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  2. Lodern

    Mito e leggenda hanno uno sviluppo differente: il mito ha struttura verticale con insegnamento nascosto e stratificato, messo a disposizione a seconda della predisposizione del discende e del suo livello di consapevolezza. La leggenda invece è orizzontale, il suo contenuto è facilmente accessibile e diretto. Non a caso si parla di mito di Re Artù e di leggenda di Robin hood. A parte la premessa, seguirò volentieri questo lavoro che trovo affascinante ed interessante. Sebbene io creda che nella sf in genere la visione del Principio Creatore sia più di tipo teistico e panteistico che teologico e teocentrico. Buon lavoro!

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  3. Guido Mastrobuono

    “Great Bird of the Galaxy”, tradotto in italiano, non se pò proprio sentì.

    Con affetto

    Guido

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  4. Mario G.

    Con questo post ti sei conquistato la conferma della stima di mia moglie, che predilige come te i film di fantascienza e su tutti la saga di Star Trek. È stata una gioia inusitata leggerlo assieme a lei, e gustarne i suoi commenti.
    Grazie don Fa’ anche a nome di Marta.
    Speriamo di poterci incontrare ancora, a Dio piacendo.

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  5. Alberto

    Anche io sono appassionato di fantascienza e una delle ragioni è perchè alcuni autori, che Dio benedica le loro menti brillanti, sembrano capaci di predire il futuro. Quella che oggi è fantascienza potrebbe nel corso di pochi anni diventare normale amministrazione. Che dire della clonazione? e delle reti quantiche? e delle multinazionali che superano per potenza economica gli stati nazione?
    Per gli amanti del genere vi suggerisco di godervi la serie “Pianeta Terra – Cronaca di un’invasione” dello stesso autore di Star Trek.
    Buona visione.

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  6. Non è un tentativo così peregrino… Io ho fatto una tesina in teologia fondamentale sulla saga Fantasy di Donaldson, e al mio prof. sarebbe piaciuto andare avanti sul genere!

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  7. Ahem, potreste essere in due e mezzo, qualcosa lo lessi anch’io ai tempi che Berta filava (non che ci abbia capito granché, erano i tempi delle letture strabiche, un occhio al libro e l’altro al vocabolario Collins tascabile 😉 )

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