Ma io che c’entro?

Visto che oggi inizia la Quaresima ho pensato di regalarmi e regalarvi una riflessione sul peccato originale.

Di tutte le idee cristiane credo che quella del peccato originale sia una delle più consolatorie, tanto che non so come si potrebbe gioire senza di essa. Senza la dottrina del peccato originale infatti non c’è modo di estirpare il male dal mio cuore. Se nessuno mi avesse rivelato che in fondo io non sono cattivo, ma solo un po’ fesso, inevitabilmente ne avrei dovuto dedurre che l’uomo, e quindi anche io come indegno rappresentante della specie, è un mostro sordido, viste le cose di cui è capace.

Diciamoci la verità: è molto più facile fare il male che fare il bene. Ne volete una prova? Il bene è sempre frutto di una scelta, di una decisione, per fare il male invece basta che mi lasci andare un attimo, che mi abbandoni alle spinte primordiali che si agitano dentro di me. Ma se è così come non pensare che dentro di noi c’è qualcosa di radicalmente sbagliato? Che siamo, come direbbe Kant, una “radice storta”? Come non pensare che la nostra volontà è così debole da essere incapace di bene? E se la nostra volontà è tanto debole, come credere che possiamo essere redenti? Come aspirare alla santità, alla perfezione? Ma se non posso aspirare alla perfezione, io che pure ho in me l’idea della perfezione e l’anelito ad essa, sono il più derelitto degli uomini, condannato, come Tantalo a sospirare per tutta la vita una meta che non potrò mai raggiungere. C’è in me il desiderio dell’amore e l’incapacità di amare, chi mi libererà da questa follia?

Per fortuna è arrivato S. Agostino, che ci ha spiegato che il male non è dentro di noi, ma fuori. Non c’è stato un “difetto di fabbrica” nella nostra creazione, ma piuttosto è accaduto qualcosa, siamo stati sviati, ingannati, all’inizio forse era quasi impercettibile, ma quell’evento ha messo in moto una valanga di proporzioni immense, che ha cambiato completamente il mondo in cui viviamo, così che non sono io ad essere sbagliato, ma il mondo. E se il mondo è sbagliato è perché qualcuno ci ha imbrogliato. Come dice Paul Ricoeur, la dottrina del peccato originale è l’estremo tentativo di separare (lui usa la parola dedoubler) l’origine del male e l’origine dell’uomo.

Eppure al tempo stesso poche idee cristiane sono così contestate, sotto il fuoco incrociato dei razionalisti e della “teologia demolitrice” (quella degli allegroni che segano il ramo su cui stan seduti). Da una parte infatti si dice che è impossibile che il peccato si trasmetta per via genetica, che non c’è un “gene del male” e dall’altra che non si può pensare Dio così crudele da castigarci per le colpe di un nostro pro-pro-progenitore mai visto né sentito e forse neppure esistito. Che c’entro io con Adamo? E’ l’obiezione semplice eppure potente che in entrambi i casi sembra mettere al tappeto la fede.

Sono innegabilmente obiezioni sensate, talmente sensate da scardinare qualsiasi dottrina. Come potrebbe resistere la Tradizione cristiana a bordate di questo genere? Per fortuna queste obiezioni terribili prendono di mira una dottrina che non è affatto quella cristiana, tanto che potremmo benissimo dire ai nostri ipotetici interlocutori: fate benissimo a non credere queste cose, perché sono false, tanto è vero che neppure noi le crediamo.

Ma cosa crediamo allora parlando del peccato originale? L’esperienza mi ha insegnato che molti cristiani hanno le idee più che confuse in materia, quindi mi azzardo a tentare di fare un po’ di chiarezza.

Innanzitutto diciamo subito chiaro e tondo che il peccato orginale non ha niente a che fare con il sesso, non si trasmette tramite il rapporto sessuale da cui siamo nati, anche perché se fosse così non si capirebbe perché i figli di due genitori battezzati (e quindi liberati dal peccato) debbano essere battezzati a loro volta. Nè tanto meno ha a che fare con la genetica, non è cioè scritto nel nostro DNA (e dove poi?) perché questo equivarrebbe a dire che non può essere tolto. Non per nulla la parola usata dal magistero per indicare come si trasmette è “propagazione”, dunque il peccato si trasmette a noi propagandosi nel mondo, quasi fosse un contagio. Nè del resto noi scontiamo alcuna punizione, ma piuttosto la nostra condizione è una conseguenza oggettiva, un po’ come se fossimo figli di un uomo ricchissimo che in una notte di stoltezza ha perso tutto al gioco, i figli non ne hanno colpa alcuna, ma si ritrovano in una attimo dall’essere miliardari all’essere mendicanti.

E’ chiaro che il racconto di Gen. 3 non intende offrire una cronaca degli avvenimenti, cosa che era chiarissima anche a chi lo ha scritto. Visto che ha scritto un racconto i cui protagonisti si chiamano “uomo” (adam) e “madre (eva) era evidente l’intento di fornire non una cronaca, ma un’interpretazione, secondo la categoria del mito, delle origini umane. In quest’ottica comunque risulta chiaro il senso del racconto: Dio ha creato il mondo senza il male, ma in un dato punto della storia, quando, nessuno lo sa, è accaduto un evento imprevisto dalle conseguenze catastrofiche, la prima piccolissima crepa in una diga, il primo sassolino che dà inizio a una frana. Lo chiameremo, per chiarezza, “la colpa originale”, un uomo, chiunque fosse, per la prima volta ha intenzionalmente disobbedito al Creatore, violando quella legge naturale che è al centro della nostra coscienza umana.

In quel momento ha iniziato ad esistere qualcosa che Dio non voleva esistesse: il male è entrato nel mondo. Da quel piccolissimo inizio un effetto a cascata si è diramato su tutti noi. Ma perché noi, che viviamo impensabili ere geologiche dopo, dovremmo essere ritenuti responsabili? Perché accanirsi ancora su questi poveri derelitti? Per questo ho distinto tra peccato e colpa originale. Normalmente i due concetti vanno insieme e chi commette la colpa porta anche il peso del peccato, ma in questo caso la colpa è di uno solo, sebbene tutti noi ne portiamo il peso. Il fatto è che ciò che facciamo modifica sempre, anche impercettibilmente, l’ambiente intorno a noi. Provo a fare un esempio per capire meglio:

Immaginate un piccolo paese di provincia, come ce n’erano ancora una cinquantina di anni fa, tutti si conoscono, tutti si fidano uno dell’altro, la gente lascia le chiavi di casa nella toppa, i bambini giocano per la strada liberamente, tanto tutti li guardano, perché sono in certo modo i figli di tutti. A un certo punto in questo “paradiso terrestre” viene commesso un delitto, senza che mai sia scoperto il colpevole.

Improvvisamente in paese tutto cambia, le persone cominciano a non fidarsi più l’una dell’altra, le chiavi spariscono dalle toppe, i bambini vengono sorvegliati a vista, magari qualcuno pensa “bhe, visto che quello ce l’ha fatta ci provo anche io…”, insomma, in poco tempo quel luogo di pace ed amore diventa irriconoscibile; che cosa è successo? La colpa di uno è ricaduta su tutti, perché tutti sono stati in qualche modo influenzati da quel delitto, trovandosi ad essere esposti al male. Sono stati costretti a difendersi dal male e forse qualcuno ha ceduto. Via via che aumentavano le colpe di quelli che cedevano il clima in paese diventava sempre più irrespirabile e la diffidenza aumentava sempre più, fino a distruggere ogni comunione. Da quel momento per gli abitanti di questo ipotetico paese è diventato impossibile ritrovare l’innocenza di prima, tornare a godere della semplice gioia di essere una comunità.

Siamo tutti legati metafisicamente. Che ci piaccia o meno ogni uomo porta in sé la responsabilità per il mondo intero. Per fortuna questo vale tanto per il male quanto per il bene e così anche ogni gesto virtuoso che compiamo è a beneficio del mondo intero. Una volta un beduino mi ha raccontato una simpatica leggenda. Allah, così raccontava il beduino, aveva deciso di distruggere il mondo per la sua malvagità, ma il profeta pregò per intercedere e così Allah trattenne la sua mano; disse però al profeta: “non è possibile che il male sia dimenticato, dimmi tu dunque quale traccia dovrà lasciare” allora il profeta rispose “al confronto della tua misericordia il nostro peccato non è che sabbia, dunque per ogni peccato che gli uomini commetteranno lascia cadere sulla terra un granello di sabbia” Fu così che nacque il Sahara.

Mi piace questa leggenda perché mostra come ogni singolo peccato, magari trascurabile in sé, vada ad aumentare la massa di male presente nel mondo, in modo che tutti e non solo Adamo, che è stato solo il primo, siamo responsabili della condizione del mondo.

Questo dunque è ciò che accade a noi: nasciamo in un mondo già segnato dal male, che avrebbe potuto essere un giardino, ma è diventato un deserto. Fin dal primo respiro, anzi, se sono vere quelle teorie che parlano di “imprinting prenatale”, fin dal seno materno, siamo esposti al male e quindi siamo, per dirla con S. Agostino, “inclinati al peccato”, come se i piatti della bilancia tra il bene e il male che rappresenta la nostra capacità di scelta fossero stati truccati, così che il male è diventato per noi più facile del bene. Non ne abbiamo alcuna colpa, ma è il peso della nostra condizione umana, la conseguenza di essere figli di una storia di sangue e di atrocità. Dobbiamo quindi prendere atto che la nostra è una libertà ferita, parziale.

Abbiamo bisogno di un liberatore, da noi stessi non possiamo tirarci fuori da tutto questo, non più di quanto un uomo possa cavarsi dalle sabbie mobili afferrandosi per i capelli. Poiché siamo immersi nel male, pur avendo in noi stessi l’idea del bene non siamo capaci da soli di realizzarlo. Il Battesimo compie sacramentalmente quest’opera per noi, rimette in piano i piatti della bilancia, così che di nuovo siamo liberi di scegliere, ma da quel momento ogni scelta che compiremo sposterà di nuovo quei piatti in un senso o nell’altro, inclinandoci al bene o al male.

Oggi iniziamo la Quaresima, un tempo in cui intensificare il combattimento, in cui lottare per far prevalere in noi l’inclinazione al bene, finché giungeremo alla Pasqua e potremo cantare: « O felix culpa, quae talem ac tantum meruit habere Redemptorem » (Felice colpa, che meritasti un così grande Redentore).


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Alcuni riferimenti magisteriali sul peccato originale: dal Concilio di Trento (V sessione)  dal Catechismo della Chiesa Cattolica e da un discorso di Benedetto XVI

11 commenti

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11 risposte a “Ma io che c’entro?

  1. Elena

    Da qualche tempo leggo il tuo (posso dare del tu?) blog sull’Apocalisse e adesso anche questo. Apprezzo tantissimo il modo semplice ed efficace con il quale vengono spiegati concetti che per una cristiana medio-piccola come me non sono chiarissimi, soprattutto nel momento in cui devo spiegare a mia volta ad altri che magari cristiani non sono. Grazie. E grazie anche per tradurre le frasi dal latino, visto che al giorno d’oggi molti non lo conoscono, me inclusa. Altri blog che parlano di Cattolicesimo sono molto pesanti da leggere, ridondanti di latino non tradotto e frasi a volte criptiche: sembrano un po’ un club riservato.

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    • Grazie, io vengo da una famiglia molto variegata (padre anticlericale, una sorella sposata con un quadro del PD, un’altra buddista…) quindi puoi immaginare che per me la comunicazione è una cosa fondamentale.
      Anche io non ho mai sopportato l’ecclesiese, quella lingua segreta che talvolta i cattolici parlano tra loro. Lo capisco e se necessario so usarlo, ma non lo sopporto 😉
      Mia nonna diceva una cosa molto saggia: se non sai dirlo in parole semplici i casi sono due: o non lo hai capito o non è vero.

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      • Elena

        Uau, che storia! Beh, mi dai un bel po’ di coraggio, visto che sono figlia di anticlericali e sposata ad un anticlericale.
        Ora capisco tutte quelle citazioni-commistioni dal mondo reale.
        ps: la nonna era una grande, faccio subito mio il detto.

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      • 61Angeloextralarge

        “se non sai dirlo in parole semplici i casi sono due: o non lo hai capito o non è vero”: stupendo! Don Fa’, mi sa che hai preso da tua nonna!
        Copio-incollo il post per la rubrica e me lo stampo pure per la Cappellina! Smack! 😉

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    • 61Angeloextralarge

      Elena, concordo con te! Smack! 😀

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  2. Osvaldo

    Belle riflessioni e utili chiarificazioni. Ho sempre pensato che nei primi capitoli della Genesi c’è tutta la profondità della condizione umana. E che sia un testo particolarmente attuale e ricco di spunti per l’uomo di oggi. Credo che il peccato originale sia un effetto collaterale dell’amore di Dio. Dio ci ha voluto liberi, perché potessimo apprezzare l’amore e il bene. La libertà di scegliere il bene comporta la possibilità di non sceglierlo. E questa è l’inclinazione al male. Che ha un punto chiave: la “mela”. Il vero male per l’uomo è la pretesa di decidere cosa è bene e cosa è male. Questo non solo porta fuori strada e allontana l’uomo dalla verità che sola rende davvero l’uomo libero, ma grava l’uomo di un peso insostenibile dovuto alla pretesa di gestire qualcosa di molto più grande di lui. La ricerca della verità con l’aiuto di Dio è alla portata dell’uomo, la prestesa di essere la verità schiaccia l’uomo. Sono fuori strada prof?

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    • Tutto giusto, con una precisazione però, la lotta tra bene e male dentro di noi non è ad armi pari, il male parte avvantaggiato (siamo inclinati). Poi appunto è sempre possibile ribaltare la situazione, anche per il non battezzato, ma a prezzo di grandi sforzi.
      La verità senza Dio scarica tutto il peso sulla forza di volontà e finisce con il generare uomini magari integerrimi, ma rigidi, quando non nevrotici.
      Prof… proprio no, avrei potuto, ma a un certo punto della vita ho fatto una scelta precisa, meglio la prima linea, almeno per gente come me.

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  3. MI perdo a leggere le tue parole, perchè è come se vi trovassi una parte recondita di me, che queste cose le ha dimenticate. Nel ritrovarle mi sembra quasi di ritornare a respirare, ma non si tratta di semplice nostalgia, si tratta di qualcosa che va più a fondo, forse del bisogno e del desiderio di pregare che da molto era sopito…
    La Quaresima inizia, le ceneri ci dicono che siamo uomini e ci confermano il nostro limite: per realizzare il bene ci serve lo Spirito. E tanta forza.
    Non ti avrò mai ringraziato abbastanza per tutto quello che le tue parole stanno innescando in me.

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  4. Pingback: tuniche di pelle, vesti di bisso | Uscite, popolo mio, da Babilonia

  5. V.A

    Sto un pò girando in questo blog ma questa sarà- credo- l’ultima volta che scriverò qualcosa in proposito… se il peccato originale non si trasmette tramite rapporto sessuale, mi potrebbe spiegare perchè Dio si è incarnato in una donna Immacolata che Lo ha messo al mondo senza rapporto con alcun uomo? Se fosse come dice lei, Dio avrebbe potuto preservare anche Giuseppe dal peccato originale, far sì che si unisse a Maria e incarnarsi ugualmente, prendendo carne da Maria e da Giuseppe…cosa che non è successa…

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