Un giorno, mentre rimuginavo sui primi germogli di vocazione che si affacciavano nella mia anima, mi cadde l’occhio su una scritta, tracciata con lo spray su un muro: “Viva Dio, cioè viva io”. La frase, così com’è, è ambigua e si presta a parecchie interpretazioni. Non so come la intendeva la mano sconosciuta che la scrisse, ma so l’effetto di terremoto che scatenò dentro di me. In un istante di prodigiosa chiarezza, di quelli che hai da giovane, quando intuisci in un istante una verità di cui ti nutrirai per tutta la vita, compresi che Dio non è contrario all’uomo, che per essere più cristiano non dovevo essere per questo meno uomo.
Compresi che tutti i sogni, i desideri e le speranze sono in definitiva sogni desideri e speranze di Dio. Non siamo capaci infatti di desiderare altro che Lui, o non è forse vero che tutto ciò che desideriamo, alla fine dei conti, è amare ed essere amati? E non è l’amore il nome segreto di Dio? Non esiste desiderio umano, per quanto perverso, che non nasconda in fondo un desiderio d’amore e dunque un desiderio di Dio.
Ho compreso in quel giorno che mi si apriva davanti una via paradossale: non fuggire i miei desideri, non contrastarli, non sopprimerli, ma scandagliarli, viverli tutti, fino in fondo, amarli per poterli comprendere e scorgere nel fondo di essi il desiderio di Dio, che solo li poteva saziare.
Ho imparato così a combattere gli assalti del maligno usando contro di lui la tecnica del judo: trovare al fondo delle tentazioni il desiderio buono e bello che egli ha pervertito ed attaccarsi ad esso e nutrirsene finché dalle tenebre del desiderio (che è sempre vuoto ed assenza) non mi farà riemergere alla luce della Grazia.
È una via di grande sofferenza e fatica, sia chiaro, perché per poter fare questo viaggio alla radice della tentazione e scoprirne la bellezza bisogna non cedere ad essa, il soddisfacimento della tentazione infatti la spegne e impedisce così di attingere alla sua forza, mentre se ho il coraggio di guardarla fissa negli occhi, che significa guardare fisso negli occhi me stesso tentato, posso governarla.
Solo cavalcando i miei desideri, lasciandoli mordere il cuore, posso imparare a domarli, solo immergendomi in essi posso scavarli fino alla fonte della loro bontà fondamentale, a cui dissetarmi.
Il vantaggio di questo metodo è avere il cuore sempre in fiamme, non invecchiare mai, perché si invecchia quando il cuore si raffredda, lo svantaggio… bhe lo svantaggio è che si soffre da pazzi, perché un cuore che ha assaggiato la libertà vuole cavalcare libero.
Il mio cuore è un purosangue che vuole cavalcare libero, ed io non voglio certo rinchiuderlo in una stalla, solo costringerlo a portare il suo cavaliere verso casa…
Che meraviglia! Solo questa “intuizione” rende felici di essere credenti!Aggiungerei il pensiero di Giovanni Paolo II“ il peccato è una soluzione insoddisfacente al tuo desiderio!”
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“Solo cavalcando i miei desideri, lasciandoli mordere il cuore, posso imparare a domarli”: tecnica assolutamente da provare! 😀
Mi piace sta tecnica dello judo, anche se lo judo per me è turco-ostrogoto-greco-arabo.
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L’essenza del judo consiste nell’utilizzare la forza dell’avversario rivolgendola contro di lui… da qui la metafora: usare la forza della tentazione rivolgendola contro il tentatore
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Bello! 😀
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Allora non ci resta che cercare di rubare il “segreto di Padre Bartoli” (dopo quello di Padre Brown) 😉
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per la verità non so se mi sognerei mai di consigliarla a qualcuno questa via paradossale, funziona con me, ma costa davvero tanto sai? Forse altri più fortunati possono raggiungere lo stesso risultato per vie più dirette e meno dolorose…
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In effetti a volte “me ne passo” con questa smania della battuta a tutti i costi. Alla seriosità in vita ed eccesso di spiritosaggine online, temo 😦
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